Dopo il cartellino giallo da Bruxelles ne arriva uno rosso da Roma: l’ufficio parlamentare di Bilancio respinge al mittente il Def, Documento di Economia e Finanza, che presenta troppi disallineamenti rispetto alle principali variabili del quadro programmatico e previsioni troppo ottimistiche sul PIL. La risposta dell’esecutivo non si fa attendere. Per il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, tornato in audizione alla Camera in seguito alla bocciatura da parte dell’Upb:
a seguito della mancata validazione del quadro macro economico programmatico da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio il Governo ritiene opportuno confermare le previsioni contenute nella NaDef.
Ma l’impressione è che il dibattito, all’interno del Governo, sia acceso, in considerazione dell’accoglienza decisamente poco entusiasta che l’aggiornamento al Def sta ricevendo un po’ da tutte le parti. Critiche anche dalla banca d’Italia, sempre in sede di audizioni parlamentari.
Cosa succederà? Verranno riviste le previsioni di crescita o quelle relative al deficit? Per il momento pare di no, ma il terreno decisivo è quello relativo alla manovra economica per il 2019.
E’ quella la sede in cui il Governo darà le risposte concrete alle critiche di questi giorni. I tempi, lo ricordiamo, sono relativamente stretti, visto che la Legge di Bilancio deve essere approvata dal consiglio dei ministeri entro il 15 ottobre. In vista, insomma, c’è una settimana particolarmente impegnativa nell’ambito di questa sessione di bilancio 2018.
Nel frattempo, vediamo esattamente quali sono le critiche al DEF.
L’ufficio parlamentare di Bilancio ha deciso di «non validare le previsioni macroeconomiche sul 2019 del quadro programmatico» ritenendo «eccessivamente ottimistica la previsione di crescita sia del PIL reale (1,5%) sia di quello nominale (3,1% nel 2019).
I disallineamenti che inducono un giudizio negativo, precisa il presidente Upb, Giuseppe Pisauro riguardano «la dimensione, ma non il segno, dell’impatto della manovra sul quadro macroeconomico», anche in considerazione dei forti rischi a cui sono soggette le previsioni 2019, ovvero le deboli tendenze congiunturali di breve termine e la possibilità che lo stimolo di domanda ingenerato dall’espansione dell’indebitamento venga limitato dal contestuale aumento delle turbolenze finanziarie.
Seguono considerazioni su deficit e debito, che portano alla conclusione di una deviazione significativa della regola sul saldo strutturale e di quella sulla spesa. Mancano:
una compiuta analisi delle condizioni cicliche che hanno portato alla proposta del Governo di deviare dal percorso di avvicinamento all’obiettivo di medio termine, […] la scansione temporale del piano di rientro e […] un quadro di condivisione degli spazi aggiuntivi di flessibilità.
Anche la Banca d’Italia, sempre in sede di audizione parlamentare, ha espresso rilievi sul Def. L’impatto sulla crescita dei provvedimenti previsti in manovra è elevato, rileva il vice direttore generale Luigi Federico Signorini:
la stima del Governo presuppone che i valori dei moltiplicatori delle misure espansive siano superiori a quanto generalmente stimato per l’Italia e che le misure delineate nella Nota forniscano uno stimolo all’attività già fin dai primissimi mesi dell’anno.
Il Governo «programma un significativo stimolo congiunturale all’economia in conseguenza dell’aumento del disavanzo», ma per conseguirlo «è necessario ipotizzare moltiplicatori elevati, che non possono darsi per scontati». L’efficacia delle politiche di bilancio nel sostenere l’economia, prosegue Signorini, «dipende anche dalla capacità dell’azione del governo di mantenere la fiducia dei risparmiatori e dei mercati nel percorso di risanamento delle finanze pubbliche».
E il rischio di turbolenze finanziarie, rende necessaria una maggior «chiarezza e certezza al percorso di rientro».
In seguito a questi rilievi (soprattutto quelli dell’Ufficio parlamentare di Bilancio), Tria è tornato in commissione alla Camera per fornire precisazioni, difendendo l’impianto delle stime del Governo sul fronte della crescita, interpretando le osservazioni dell’Upd sulla tempistica delle misure espansive «come uno stimolo all’azione anziché un motivo per abbassare le nostre previsioni e, cosa più importante, le nostre ambizioni», sottolineando come l’esecutivo, anche sul fronte dell’allontanamento degli obiettivi di medio termine, si muova nella cornice delle regole europee che consentono «ai paesi membri di meglio valutare e adattare le proprie politiche ai mutati contesti macroeconomici».
Come detto, l’appuntamento fondamentale è ora quello con la manovra vera e propria, che sarà prevedibilmente lo strumento attraverso il quale il Governo risponderà alle diverse critiche.
I vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, confermano che nella Legge di Bilancio ci saranno tutte le misure previste. «Stiamo limando, aggiungendo, migliorando» ha spiegato Salvini. Non si esclude, insomma, che qualche cambiamento, pur all’interno di una quadro che rispetti le anticipazioni, venga apportato.