Obiettivi di bilancio e scommessa sulla crescita

di Barbara Weisz

Pubblicato 1 Ottobre 2018
Aggiornato 2 Ottobre 2018 11:59

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La Legge di Bilancio costruita sull'aumento del deficit consente politiche economiche di lungo respiro, la sfida è il corretto bilanciamento fra reddito di cittadinanza e flat tax al servizio della crescita.

Al di là delle tensioni sui mercati e dello spread, i nuovi obiettivi di bilancio inseriti nel Def (Documento di economia e finanza) e la manovra economica che il Governo sta preparando, presentano una serie di elementi di interesse. Fondamentalmente, sarà una legge di bilancio finanziata in deficit, in cambio di un avvio delle riforme e di un piano di investimenti pubblici. Rispetto ai “fondamentali” dell’economia, la manovra che si prepara presenta dunque un quadro abbastanza inedito.

In termini semplicistici, le politiche economiche di destra prevedono di tagliare le tasse e quelle di sinistra di investire in spesa pubblica, dove un aumento della spesa spesso comporta tasse più elevcate (non a caso, i paesi con un alto livello di welfare hanno una tassazione più alta, mentre a imposte più basse corrispondono meno servizi pubblici).

Ebbene, nel caso della manovra di Bilancio 2019, l’impressione è che non si stia seguendo nessuna di queste due strade tradizionali. Le due misure fondamentali previste sono infatti la flat tax e il reddito di cittadinanza. Quindi un taglio delle tasse (flat tax Partite IVA) e una misura di welfare (reddito di cittadinanza).

Con una facile analisi si potrebbe dire che questo riflette la composizione dell’attuale maggioranza, che unisce una forza dichiaratamente di destra, la Lega, e una che invece è più difficile incasellare con le vecchie categorie, il Movimento Cinque Stelle. In realtà, la manovra rappresenta la sintesi di due programmi che hanno trovato dei punti di incontro. Ora, la sfida è riuscire a trasformarli in politica economica. In qualche modo innovativa (si tagliano le tasse e si alza la spesa sociale). Facendo leva sull’aumento del deficit.

Per il ministro dell’Economia, Giovanni Tria (intervistato dal Sole24Ore) non si tratta di una scommessa senza rete: in manovra ci saranno clausole di salvaguardia per garantire che il rapporto di deficit/PIL resti effettivamente al 2,4% per tre anni. Saranno clausole diverse da quelle degli anni passati, che prevedevano un aumento IVA: «l’aggiustamento è dalla parte della spesa».

In altri termini, prosegue Tria, «a differenza delle manovre degli anni scorsi, quello che scriviamo nel Def è un obiettivo di deficit pulito, nel senso che non è artificialmente abbassato da una clausola sulle entrate che già si sa che non sarà rispettata e che implicherebbe un aumento della pressione fiscale».

Quindi, rispetto al discorso inizialmente impostato (quale linea di politica economica sta interpretando la manovra rispetto alle categorie tradizionali su bilanciamento spesa/tasse?), c’è una continuità su quella che potremmo definire al linea di destra (tagliare la spesa), mentre negli anni passati si puntava a clausole di salvaguardia che aumentavano le tasse (indirette, si trattava di aumento IVA).

La scommessa, ora, si sposta sull’efficacia che la prossima manovra di Bilancio, e quelle che seguiranno (il Def porta il deficit/PIL al 2,4% per tre anni), riusciranno a spingere la crescita.

Il Governo annuncia con queste finalità un piano di investimenti che però ancora non si conosce, quindi è difficile da valutare. Quel che invece è certo, è che ci saranno flat tax, flessibilità in uscita sulle pensioni e reddito di cittadinanza.

L’impressione è che la sfida vera sia sul corretto bilanciamento fra questi tre elementi:

  • la flat tax parte con uno sconto fiscale concentrato su quel popolo delle Partite IVA che negli ultimi anni ha sofferto la crisi;
  • le modifiche alla riforma pensioni Fornero puntano a favorire il ricambio nel mondo del lavoro e la flessibilità in uscita;
  • il reddito di cittadinanza è forse la misura più interessante, almeno rispetto alle politiche economiche perseguite in Italia negli ultimi anni (o decenni).

Si tratta di una misura di welfare che, con diverse modulazioni e regole, è in realtà prevista da molti paesi europei. E che interviene su uno dei problemi dell’economia italiana, il mercato del lavoro. Quando si conosceranno con precisione i dettagli della Legge di Bilancio si capirà meglio in che modo è articolata la misura.

Si sa già che il reddito di cittadinanza dovrà andare di pari passo con una riforma dei centri per l’impiego, in modo da diventare un investimento sul capitale umano, e non un sussidio poco incentivante. E’ questa, forse, la scommessa più importante di questa manovra.