Le imprese eccellenti investono in digitalizzazione da anni, spesso anche grazie alla presenza in azienda delle giovani generazioni di imprenditori, ma in molti casi bisogna ancora fare un salto culturale per comprendere, soprattutto, come le nuove tecnologie e la digitalizzazione debbano portare a una rivisitazione complessiva dei processi aziendali.
Antonia Maria Negri-Clementi, presidente e CEO di Global Strategy, descrive il sentiment delle PMI eccellenti su Industria 4.0 a margine della decima edizione dell’Osservatorio PMI, che ogni anno seleziona le migliori midcap del Paese e ne analizza dati e strategie.
Il trend strategico individuato per quest’anno è proprio uno dei paradigmi di Industria 4.0, che prevede sempre più il prodotto personalizzato, su misura. E non a caso, il decalogo dell’eccellenza messo a punto in occasione del report segnala come il focus sul cliente non possa prescindere dall’innovazione digitale.
Le PMI eccellenti sono consapevoli dell’importanza della digitalizzazione in chiave 4.0? E la stanno anche già attuando? «Stavano già investendo ancor prima del piano. Nel 2014 avevamo rilevato che le imprese eccellenti si stavano muovendo verso la digitalizzazione, e questo succedeva quando ancora non c’erano le agevolazioni che poi sono arrivate all’interno del Piano Industria 4.0», segnala Negri-Clementi, che però non dimentica l’altro lato della medaglia.
«C’è anche un tema di cultura», nel senso che ci sono imprenditori che fanno fatica a capire come mettere insieme il rinnovamento tecnologico con l’organizzazione dei processi. Un approccio culturale corretto nei confronti del cambiamento 4.0 può partire dall’analisi di quello che fanno le altre aziende.
Il punto, è che non bisogna «digitalizzare i processi tradizionali, ma evolvere il modello di business organizzativo con il supporto della digitalizzazione. E per fare questo bisogna avere anche pensiero laterale, apertura al confronto con altri imprenditori.
Anche per questo facciamo le tavole rotonde, invitando le imprese a guardare anche in altri ambiti industriali o territoriali per modificare il modello di business».
Non c’è contrasto fra tecnologie e capitale umano, anzi. «Le nuove tecnologie bisogna saperle utilizzare al meglio, e quindi occorre valorizzare ed educare le persone. Viene prima il capitale umano, il resto è uno strumento».