Su una platea di 20mila aziende con le caratteristiche per rientrare nella sezione speciale del Registro Imprese dedicato alle PMI Innovative, solo un migliaio si sono iscritte. Eppure, in base all’Investment Compact del 2015 (Dl 3/2015), avrebbero accesso ad alcune delle stesse agevolazioni (normative, fiscali, contributive, burocratiche) previste per le Startup Innovative e ad altre su misura.
Dunque, perchè rinunciare a semplificazioni e abbattimento costi di apertura, sgravi fiscali per impresa e investitori, assunzioni agevolate, accesso preferenziale al credito?
«C’è un problema culturale», secondo Alessandro Dragonetti, managing partner, head of tax di Grant Thornton, che il prossimo 15 novembre consegna i premi per Open Innovative PMI 2018.
«Ci sono 20mila potenziali PMI innovative, a fronte di un migliaio di imprese iscritte al Registro Imprese». Eppure tutte e 20mila potrebbero soddisfarne i requisti (fissati dalla norma), che sostanzialmente richiedono un alto tasso di innovatività in base a precisi criteri (spese in ricerca e sviluppo, personale specializzato, brevetti).
Dai numeri, sembrerebbe che gli incentivi fiscali al momento non siano particolarmente apprezzati dal mercato. O che non incontrino la fiducia delle imprese. Ma più verosimilmente si è di fronte ad un problema di consapevolezza.
Sicuramente c’è un’informazione limitata su questi temi, sia sulla stampa sia all’interno delle professioni. Manca una spinta importante per sollecitare le imprese a diventare PMI innovative.Non si conoscono abbastanza i benefici previsti dalla normativa. E l’imprenditore spesso non crede nel vantaggio competitivo delle PMI innovative.