Prende sempre più forma l’idea di una pace fiscale modulata su tre aliquote da applicare in base al reddito e alla situazione patrimoniale del contribuente. Il dibattito in realtà è ancora acceso. In particolare, il Movimento 5 Stelle, continua a non voler parlare di condono. E’ «un accordo a saldo e stralcio con lo Stato», insiste Stanislao Di Piazza, vicepresidente commissione Finanze del Senato.
Al di là delle questioni terminologiche, l’ipotesi attualmente allo studio vede l’applicazione di tre diverse aliquote, al 6, 15 e 25%. In pratica, il contribuente pagherà solo una parte del debito che ha con il Fisco, applicando una delle tre aliquote, in base all’entità della somma che deve restituire e al suo reddito.
In realtà, su questo non ci sono certezze. Si è parlato della possibilità di prendere in considerazione entrambi gli elementi (reddito e somma evasa), piuttosto che solo il secondo (l’entità della cifra che bisogna restituire). Anche sul tetto fino al quale si può applicare la pace fiscale ci sono diverse opzioni: fino a poche settimane fa si parlava della possibilità di sanare al massimo irregolarità fino a 100mila euro, negli ultimi giorni l’asticella è parecchio salita, a 1 milione di euro.
Dunque, all’interno dei termini sopra esposti i tecnici dell’esecutivo stanno studiando come mettere a punto il provvedimento. Sembra che l’aliquota più alta, pari al 25%, sia destinata a pendenze sopra i 500mila euro. Non ci sono invece anticipazioni sulla soglia al di sopra della quale bisognerà pagare il 15% invece che il 6%, destinato a chi ha pendenze di importo più basso.
Altri elementi: la pace fiscale non riguarderà solo le cartelle esattoriali, ma anche contenziosi già avviati. Si parla di un potenziamento del patteggiamento con adesione, e di altri strumenti di compliance per facilitare il rapporto fra contribuente e fisco e alimentare quindi l’emersione fiscale. Questa parte della pace fiscale potrebbe non essere una tantum, ma strutturale. La misura una tantum, invece (il non-condono), dovrebbe riguardare tutte le pendenze fiscali (anche delle imprese), e forse anche le sanzioni amministrative (come le multe stradali), mentre saranno esclusi IVA e previdenza.
Infine, non si esclude una nuova voluntary disclosure, emersione di capitali, che dovrebbe riguardare sia le somme portate all’estero sia quelle custodite in Italia, ad esempio nelle cassette di sicurezza, ma non dichiarate. Qui non ci sono al momento grandi particolari sul modo in cui verrebbe articolata la misura (nelle scorse settimane si era parlato di una doppia aliquota al 15 o al 20%, ma non si escludono altre ipotesi).