La flat tax inizierà il suo cammino «fin dalla prossima legge di bilancio, secondo un crono-programma graduale il cui contenuto di dettaglio è attualmente allo studio»: il ministero dell’Economia Giovanni Tria conferma dunque la volontà del Governo di mettere mano alla riforma fiscale con la prossima manovra economica nel corso di un question time alla Camera.
Senza sbilanciarsi sulle modalità di attuazione e limitandosi a confermare che, per esigenze di compatibilità economica, le norme saranno calibrate gradualmente.
In vista della definizione della flat tax ho costituito una task force, che è al lavoro, per analizzare i profili di gettito e quelli distributivi del carico tributario, per poter disegnare una riforma fiscale che garantisca l’equità e la progressività dell’imposta prevista dalla Costituzione.
Non vengono forniti ulteriori dettagli sulla gradualità con la quale l’esecutivo modulerà la misura in manovra.
Ricordiamo che nelle scorse settimane si è parlato di un ampliamento dell’aliquota al 15% per il Regime forfettario con redditi fino a 100mila euro l’anno, e di un intervento sulle aliquote IRPEF.
Un primo passo verso la flat tax, così come prevista dal programma di Governo, che comporta un’aliquota fissa al 15% fino a 80mila euro di reddito, e una seconda aliquota più alta, al 20%, sopra questa cifra di reddito.
La riforma, ha aggiunto il ministero rispondendo a un altro quesito, conterrà anche la cosiddetta pace fiscale, in pratica un condono sul quale vengono fornite nuove cifre: l’ammontare sul quale si può effettivamente concentrare l’azione di recupero», è intorno ai 50 miliardi, su un totale di quasi 800 miliardi di “magazzino” delle Entrate (evidentemente, in gran parte difficile da riscuotere).
Il provvedimento, assicura Tria, «terrà conto dell’effettiva difficoltà dei contribuenti a far fronte ai loro debiti con le Entrate», inserendosi nella nuova politica di compliance fiscale. In pratica, la pace fiscale tenterà di «favorire il rientro dei debiti venendo incontro alle persone più in difficoltà».
Infine, Tria ribadisce le due direttrici strategiche a più riprese sottolineate nelle ultime settimane: avanti con il programma di Governo, sia sul fronte fiscale sia quello delle politiche per la crescita, nel rispetto dei vincoli comunitari.
«Riaffermo che il Governo intende svolgere la propria azione all’interno di una politica di bilancio volta alla riduzione del rapporto debito/PIL e assicurando il non deterioramento del saldo strutturale. Tali obiettivi sono ovviamente e largamente coerenti con il rispetto del limite del 3%. E’ anche essenziale che la prossima legge di bilancio favorisca la crescita e l’occupazione».
In considerazione del rallentamento della crescita, conclude Tria, è stato avviato un dialogo fra il Governo italiano e la commissione Ue «con l’intento di fissare, per l’anno 2019, un deficit programmatico coerente con l’obiettivo di governo e, al tempo stesso, del rispetto degli obiettivi di bilancio sopra ricordati, ma anche con l’obiettivo di contrastare, per quanto possibile, il rallentamento dell’economia».
Quindi, ci sarà (o almeno è in discussione con Bruxelles) una revisione dell’obiettivo di deficit che da una parte consenta l’adozione di misure per la crescita e per il rilancio dell’occupazione e dall’altro non comporti una riduzione del rapporto debito/PIL.