La soluzione allo studio del Governo per la Riforma Pensioni potrebbe essere all’insegna della seguente gradualità: nel 2018 l’introduzione della quota 100 per allargare da subito di allargare la platea dei pensionati, successivamente l’ulteriore accesso alla pensione anticipata con 41 anni di contributi (a quel punto, saranno 41 anni e cinque mesi, visto che nel 2019 scatta l’adeguamento di cinque mesi alle aspettative di vita).
Attenzione: si tratta di termini di ipotesi e dibattito politico non di certezze.
Riforma Pensioni
In ogni caso, entrambi i vicepremier hanno indicato negli ultimi giorni come la questione della quota 100 sia prioritaria, Matteo Salvini ha anche parlato della volontà dell’esecutivo di mettere mano alle pensioni entro fine anno.
Insomma, si profila una strada che da una parte assicura gli impegni elettorali con un preciso segnale verso la strada indicata, dall’altra introduce una gradualità nella riforma che consente di individuare con calma le risorse per finanziarla.
Le due misure fondamentali in campo restano dunque la quota 100 e la pensione anticipata con 41 anni di contributi.
Quota 100
La quota 100, a quanto si apprende, sarebbe formulata in modo da consentire il pensionamento a 64 anni, con 36 anni di contributi versati.
Si tratta di una misura che coinvolge una platea potenziale di quasi un milione di pensionati: ci sono 982mila lavoratori fra i 60 e i 64 anni risultanti dai casellari INPS, che quindi potrebbero utilizzarla nei prossimi quattro anni.
La quota 100 potrebbe confluire nella Legge di Bilancio, quindi entrare in vigore nel 2019. Risorse permettendo, nel senso che l’ostacolo principale continua a essere quello dei finanziamenti a disposizione. In parte, nel 2019 queste risorse potrebbero arrivare dallo stop all’APe Social, che è sperimentale e destinata a concludersi entro il prossimo dicembre.
La parola al Governo, che in ogni caso ha diversi mesi di tempo per decidere, prima della presentazione della manovra nell’ottobre prossimo.