Tratto dallo speciale:

Eba: stop alle importazioni di riso a dazio zero

di Noemi Ricci

Pubblicato 20 Giugno 2018
Aggiornato 16 Gennaio 2019 11:23

Il monito della Coldiretti: necessario fermare le importazioni di riso asiatico a dazio zero che stanno danneggiando il settore della risicoltura italiana.

La Coldiretti chiede di fermare le importazioni di riso asiatico a dazio zero che stanno facendo concorrenza sleale alle produzioni nazionali e comunitarie:

Deve scattare al più presto la clausola di salvaguardia prevista dall’Unione Europea relativa alle importazioni di riso originario dalla Cambogia e dalla Birmania da dove nell’ultimo anno ne sono arrivati in Italia 22,5 milioni di chili. Una necessità  per fermare le importazioni di riso a dazio zero dai Paesi asiatici EBA (“Tutto tranne le armi”) che nell’ultimo anno hanno dimezzato le quotazioni riconosciute agli agricoltori italiani su livelli insostenibili.

Favorevole allo stop alle importazioni di riso asiatico a dazio zero anche l’attuale Governo, come dichiarato dal vice premier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini:

Dopo le navi delle ong, potremmo fermare anche quelle che arrivano nei nostri porti cariche di riso cambogiano. Io sono assolutamente a fianco della Coldiretti.

Eba: cos’è

Il riferimento normativo è al Regolamento delegato UE n. 1421/2013 basato sul principio noto con l’acronimo Eba: Everything but arms (Tutto tranne le armi). Si tratta di un regime speciale a favore dei Paesi meno avanzati (Pma) che include la liberalizzazione delle importazioni di riso lavorato nell’UE senza limiti qualitativi e a dazio zero. Questa è stata avviata dal 1° settembre 2009 con l’obiettivo di aiutare queste Nazioni ad integrarsi meglio nel commercio mondiale e di contribuire al loro sviluppo.

Nella lista dei Paesi che godono del regime speciale ci sono la Cambogia (da settembre 2009), il Myanmar (da giugno 2013, con effetto retroattivo dal 2012), il Vietnam (da agosto 2015 con un tetto massimo di importazioni a dazio zero).

Danni per l’Italia

La Coldiretti lancia il monito:

Un pacco di riso su quattro venduto in Italia contiene prodotto straniero con la produzione asiatica che rappresenta circa la metà del riso importato in Italia. Non c’è dunque tempo da perdere per salvare la risicoltura italiana da una situazione in cui nell’ultimo anno i prezzi riconosciuti agli agricoltori italiani hanno fatto registrare contrazioni consistenti per le principali varietà di riso, quali:
  • -58 % per l’Arborio;
  • -57 % per il Carnaroli;
  • -41 % per il Roma;
  • -37% per il Vialone Nano.

Clausola salvaguardia e inchiesta UE

In Europa il Paese più danneggiato da questa politica è l’Italia, il primo produttore di riso in Europa, con 1,50 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4 mila aziende di 234.300 ettari, a copertura di circa il 50 % dell’intera produzione UE con una gamma varietale del tutto unica. A seguire ci sono Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, Romania, Bulgaria e Ungheria.

Con il sostegno di questi sette Paesi produttori di riso, il 16 febbraio 2018 il ministro uscente dello Sviluppo, Carlo Calenda, insieme all’allora ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, hanno presentato ufficialmente alla Commissione europea la richiesta di attivare la clausola di salvaguardia sulle importazioni del riso Indica originario dalla Cambogia e dal Myanmar causa di notevoli difficoltà per il sistema produttivo dei Paesi europei.

A fronte di tale richiesta, l 16 marzo 2018 la Commissione UE ha avviato un’inchiesta sulla base della quale dovrà prendere una decisione entro 12 mesi.