Il Parlamento ha approvato la risoluzione di maggioranza Lega e M5S sul DEF, in base alla quale il Governo si impegna ad assumere iniziative per il disinnesco delle clausole di salvaguardia (aumento aliquote IVA e accise su benzina e gasolio) e individuare misure 2018 nel rispetto dei saldi di bilancio.
Il Documento di Economia e Finanza al momento presentato, prevede una crescita del PIL all’1,5% nel 2018, che scende all’1,4% nel 2019 e si riduce fino all’1,2% nel 2021. Ma si tratta di un quadro a politiche economiche invariate, presentato dal precedente Governo.
L’Esecutivo in carica presenterà il suo DEF nel prossimo mese di settembre, come ha spiegato il ministero dell’Economia, Giovanni Tria nel suo primo intervento alla Camera.
Il quadro macroeconomico programmatico che il Governo presenterà a settembre terrà conto delle scelte di politica economica, così come delle più recenti evoluzioni della congiuntura internazionale e nazionale.
Il raggiungimento della crescita media proiettata nel DEF per il 2018 richiede un’accelerazione del ciclo, nella seconda metà dell’anno, mentre gli obiettivi successivi al 2019, i tassi di crescita previsti a legislazione vigente sono ancora «alla nostra portata», spiega Tria.
Che intanto rassicura l’Europa sugli impegni di Bilancio italiani:
il mantenimento dell’impegno di riduzione del debito è condizione di stabilità finanziaria, essenziale all’operare fruttuoso del nostro sistema produttivo e del nostro sistema creditizio. […] Condizione di forza per rivendicare non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa, una svolta decisiva che consenta di considerare la spesa per investimenti diversamente dalla spesa corrente, anche ai fini degli obiettivi di indebitamento.
E’ una ricetta per la crescita che l’Italia porta dunque in Europa, una svolta che secondo Tria è matura e che deve portare a «una significativo piano europeo per gli investimenti». Gli investimenti pubblici materiali e immateriali, secondo il Govern
dovranno essere la chiave per ottenere quel di più di crescita che permetterà di conciliare l’attuazione del programma di riforme strutturali, annunciato dal Governo, con un quadro di finanza pubblica coerente con l’obiettivo di diminuzione progressiva del rapporto debito-PIL, sul quale il Governo si è impegnato.
Il Governo ritiene che:
i maggiori ostacoli alla spesa pubblica per investimenti non vengano dalla carenza di risorse finanziarie, bensì dalla perdita delle competenze tecniche e progettuali delle amministrazioni pubbliche, dalla spesso difficile interazione tra le amministrazioni, sia centrali sia territoriali, e dagli effetti, non voluti, del recente codice degli appalti. Verrà istituita una task force con l’intento di affrontare tali temi in maniera rapida ed organica.
Il nuovo quadro programmatico di finanza pubblica che verrà presentato a settembre conterrà anche l’impatto delle misure di Riforma eventualmente inserite, individuerà le coperture, nell’ambito della strategia delineata.
Ogni proposta di riforma sarà attentamente articolata in considerazione dei suoi effetti sulla crescita, sull’equità e sulla dinamica di breve e lungo termine delle finanze pubbliche.