Misurare la performance economica delle imprese confrontando i dati territoriali e analizzando i contesti delle principali aree metropolitane: questo è quanto si propone di fare l’ISTAT attraverso la stima delle principali variabili di conto economico delle aziende dell’industria e dei servizi attive sul territorio nazionale.
Esito di queste analisi è un report che sarà aggiornato annualmente e che tiene conto delle principali variabili di conto economico relative alle singole unità locali delle imprese industriali e dei servizi non finanziari. Stando agli esiti pubblicati, quasi la metà del valore aggiunto nazionale si riferisce ai sistemi locali del lavoro urbani (49,8%) in cui opera il 45,9% delle unità locali attive.
Per quanto riguarda la produttività apparente del lavoro nell’industria, è la Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen a mostrare i livelli più elevati seguita da Lombardia, Trento ed Emilia-Romagna. Fanalino di coda la Calabria.
Un quadro non dissimile riguarda la produttività apparente del lavoro nel settore dei servizi, fatta eccezione per il quarto gradino della classifica occupato dal Veneto.
I dati mostrano anche come, in alcune regioni, la produttività media del lavoro relativa alle unità locali di medie dimensioni (con un numero di addetti compreso tra 50 e 249) sia più elevata di quella rilevata nelle unità locali più grandi, con un numero di addetti superiore a 250. Fanno parte di questo gruppo Liguria, Umbria, Puglia, Calabria, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento.