Per ora, l’unica certezza è che sul DEF comincia la discussione in Senato martedì 19 giugno. Il nuovo Documento di Economia e Finanza (relatore Alberto Bagnai) conterrà presumibilmente le prime indicazioni programmatiche del Governo Conte, ma al momento solo di misure a costo zero, limitandosi a individuare interventi prioritari nell’ambito degli impegni sui saldi 2018-2019.
La prima risoluzione di maggioranza a cui si lavora prevede il blocco dell’aumento IVA (che quindi non scatterebbe dal 2019) disinnescando le clausole di salvaguardia, pur nel rispetto degli impegni europei sui saldi di bilancio 2018-2019.
Bisogna però vedere in che modo viene finanziato il congelamento, che richiede allo Stato 12,5 miliardi nel 2019 e 20 miliardi nel 2020. Fra le ipotesi c’è l’aumento del deficit, portando il livello 2018 all’1,5% del PIL rispetto alla previsione attuale dello 0,8%.
Ricordiamo che l’ultimo DEF – presentato nell’aprile scorso dal Governo Gentiloni, in fase di transizione verso la formazione del nuovo esecutivo seguita alle elezioni – prevede ancora l’aumento IVA dal 2019, limitandosi a descrivere:
l’evoluzione economico-finanziaria internazionale, aggiornare le previsioni macroeconomiche per l’Italia e il quadro di finanza pubblica tendenziale che ne consegue, alla luce degli effetti della Legge di Bilancio 2018.
Le politiche economiche 2019, che invece incamereranno in modo più organico il programma, sono per ora al centro del dibattito europeo – in vista ci sono l’Eurogruppo e l’Ecofin, rispettivamente il 21 e il 22 giugno in Lussemburgo – e in ogni caso, saranno in discussione in sede di Legge di Bilancio. Che in primis si tratterà di misure come la flat tax o il reddito di cittadinanza, che quindi non rientrano nei correttivi DEF.