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Sviluppo Economico, Lavoro e Welfare: la linea Di Maio

di Barbara Weisz

Pubblicato 1 Giugno 2018
Aggiornato 2 Dicembre 2021 09:02

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Un solo ministero per tre funzioni strategiche: bilanciamento fra politiche di sviluppo per le imprese e misure di welfare come il reddito di cittadinanza.

Un forte segno della politica economica del Governo, che riguarda anche le imprese, è rappresentato dall’accorpamento dei ministeri dello Sviluppo Economico, del LavoroWelfare, e dal fatto che il super-dicastero sia affidato al capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, che è anche vicepresidente del Consiglio.

Non a caso, proprio sul modo in cui l’esecutivo intende impostare le politiche produttive si è pronunciato, evidenziato punti critici, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, secondo il quale nel programma di Governo «grande centralità è data ad agricoltura e turismo. Ma l’Industria non c’è».

A Paolo Galassi, presidente di API (associazione piccola Industria), intervistato da PMI.it, non dispiace la scelta di accorpare i due ministeri, sulla base della considerazione che «lavoro e sviluppo economico hanno gli stessi problemi», ma a sua volta invita l’esecutivo a sostenere il settore manifatturiero, in cui il Paese esprime eccellenza, con politiche adeguate in materia di costo del lavoro, fiscalità, sostegno al mercato interno, temi di rilevanza anche internazionale come la delocalizzazione e i nodi del mercato europeo.

Come si vede, il lavoro del leader pentastellato, neo ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, si presenta come particolarmente impegnativo.

Il programma prevede misure di semplificazione per le imprese, un focus particolare su alcuni settori indicati da Boccia (turismo, agricoltura, green economy), provvedimenti molto rilevanti in materia di lavoro (introduzione del salario minimo) e novità altrettanto importanti sul fronte del Welfare (reddito di cittadinanza).

Alcune di queste misure si inseriscono in una linea di continuità con i predecessori (in primis, le semplificazioni, la riduzione del cuneo fiscale e delle tasse alle imprese), altre invece sono molto innovative.

Per esempio, il reddito di cittadinanza (che fra l’altro, in varie forme, c’è in molti paesi europei). E’ uno strumento di welfare, che se ben regolamentato può diventare anche un incentivo all’incontro fra domanda e offerta di lavoro, promuovendo il reinserimento mirato dei disoccupati nel mercato del lavoro.

Quindi, come sottolinea ancora Galassi, sarebbe utile perseguire contemporaneamente una importante politica di potenziamento dei centri per l’impiego. E da altrettanti presidi sul fronte del rispetto del regole, per evitare fenomeni distorsivi.

Da una parte, quindi, l’accorpamento dei due ministeri, scelta politica rilevante, può sottolineare la volontà di affrontare in modo organico le politiche produttive, da tutti i punti di vista.

Dall’altra, proprio l’attenzione a un buon bilanciamento, anche nei tempi e nei modi di attuazione, di tutte le misure annunciate rappresenta forse l’impegno più difficile.