Ammonta a 242 euro in più, in media, l’incremento di spesa per ciascuna famiglia italiana in caso di aumento IVA previsto nel caso in cui il prossimo Esecutivo non riesca a sterilizzare la clausola di salvaguardia.
IVA record dal 2019
Il rincaro, che partirebbe ad inizio 2019, andrebbe a colpire tutte le spese, comprese quelle relative ai beni di prima necessità. Se entro fine anno il Governo non troverà 12,4 miliardi di euro, l’IVA passerà dal 22% al 22,4%, per quanto concerne l’aliquota ordinaria che diventerebbe la più elevata dell’area Euro, e dal 10% all’11,4%, per quanto riguarda l’aliquota agevolata.
Si tratterebbe del nono aumento IVA dall’anno della sua introduzione, il 1973.
E anche in questo l’Italia segna il suo primato negativo: tra i principali Paesi della zona euro siamo quello in cui è cresciuta di più.
Consumi e aumento IVA
Secondo le stime dell’Ufficio studi della CGIA Mestre, ad essere più colpite sarebbero le famiglie del Nord, con una media di rincaro medio pari a 284 euro, contro i 234 euro del Centro ed i 199 euro nel Mezzogiorno.
Il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, Paolo Zabeo, spiega:
“Bisogna assolutamente evitare l’aumento dell’IVA. Non solo perché colpirebbe in particolar modo le famiglie meno abbienti e quelle più numerose, ma anche perché il ritocco all’insù delle aliquote avrebbe un effetto recessivo per la nostra economia. Ricordo, infatti, che il 60% del PIL nazionale è riconducibile ai consumi delle famiglie.Se l’IVA dovesse salire ai livelli record previsti, per le botteghe artigiane e i piccoli commercianti sarebbe un danno enorme, visto che la stragrande maggioranza dei rispettivi fatturati è attribuibile alla domanda interna.
Il rischio, sottolinea Zabeo, è che l’economia sommersa assuma dimensioni ancor più preoccupanti.