Il rischio di aumento IVA da gennaio 2019 è altissimo. Tutto dipende da cosa succederà alla Legge di Bilancio: lo stesso Carlo Cottarelli, nel breve discorso pronunciato da premier incaricato, ha subito chiarito i termini della questione. L’esecutivo presenterà una manovra economica in grado di sterilizzare la clausola di salvaguardia soltanto se otterrà la fiducia in Parlamento, mentre sarà dimissionario, e dunque in carico per il solo disbrigo degli affari correnti, in caso contrario.
Quest’ultima ipotesi prevede elezioni in settembre, scenario inedito proprio perché l’autunno è la stagione dedicata al Bilancio, per consentire il regolare svolgimento della quale le elezioni si indicono in primavera (scenario naturale) o subito dopo la pausa di fine anno (come avvenuto con il voto il 4 marzo).
Con elezioni in settembre è difficile che ci sia un nuovo Governo in carica capace di presentare una manovra economica entro il 15 ottobre: non ci sono i tempi tecnici, anche ipotizzando una velocissima formazione di un esecutivo (che, vista la situazione, non sembra proprio lo scenario più probabile). Quindi, il Governo Cottarelli, che sarebbe in carica per il disbrigo degli affari correnti, dovrebbe occuparsi della manovra.
E qui sta il punto. Senza l’approvazione di una Legge di Bilancio, scattano le clausole di salvaguardia previste dalla manovra 2017, quindi:
- IVA al 24,2% dal 2019
- IVA al 24,9% dal 2020
- IVA al 25% dal 2021
L’aliquota agevolata, attualmente al 10%, passerà invece all’11,5% nel 2019 e al 13% dal 2020.
Questi aumenti scattano automaticamente, in mancanza di una legge che trovi altre coperture per finanziare il Bilancio. Cosa che difficilmente si può fare con la situazione che si delinea.
Non esistono definizioni rigide su cosa siano gli affari correnti di cui può occuparsi un esecutivo che non ha più la fiducia del Parlamento (per non parlare di un governo che non l’ha mai avuta, la maggioranza in Aula, ipotesi che potrebbe verificarsi). Ma, tendenzialmente, la presentazione alle Camere di una legge non è un’attività prevista. Il carattere di eccezionalità potrebbe essere interpretato concedendo all’esecutivo di presentare una manovra, ma in ogni caso continua a essere difficile ipotizzarne l’approvazione in un Parlamento che non riesce a esprimere maggioranze.
In questi casi (se non si riesce ad approvare una manovra economica) si applica il cosiddetto esercizio provvisorio, che consente di gestire la spesa pubblica secondo regole prefissate. L’esercizio provvisorio, per Costituzione, deve essere approvato da provvedimento legislativo, e non può durare più di quattro mesi.
Se succedesse, scatterebbero le clausole di salvaguardia e quindi aumenterebbe l’IVA, automaticamente, dal prossimo primo gennaio.