Un Governo formato da personalità di alto profilo che possa trovare fiducia in Parlamento oppure elezioni subito. Che significa fine luglio o in autunno. Ma con elezioni in piena estate si rende «difficile l’esercizio del voto», mentre a settembre si mette a rischio l’approvazione della Legge di Stabilità 2018 con «il conseguente, inevitabile, aumento dell’IVA e con gli effetti recessivi che l’aumento di questa tassa provocherebbe». A delineare la situazione è il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che dopo il terzo giro di consultazioni non ha riscontrato intese tali da formare «un governo sorretto da una maggioranza nata da un accordo politico». Insomma, uno scenario senza precedenti:
sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica che una legislatura si conclude senza neppure essere avviata. La prima volta che il voto popolare non viene utilizzato e non produce alcun effetto.
Diciamolo: immaginare una situazione peggiore è decisamente difficile. Dopo la peggior crisi economica dal dopoguerra, quando il segno più della ripresa è appena, timidamente, tornato, mettere a rischio in un sol colpo stabilità politica, credibilità e rilevanza internazionale, e sessione di bilancio è un capolavoro di negatività. Reso ancora più insopportabile da un dibattito orientato esclusivamente a dare la colpa a qualcun altro di questo preoccupante vuoto politico. Perché è difficile non rilevare l’inconsistenza politica di tutte le parti in causa. Partiamo dalle parole del capo dello Stato al termine del terzo giro di consultazioni (a dirla tutta sarebbe il quinto, contando le due esplorazioni affidate ai presidenti delle Camere).
In questi due mesi, trascorsi dal voto del 4 marzo, che ha consegnato un Parlamento con tre schieramenti, nessuno dei quali ha i numeri per governare se non stringe un’alleanza, «non è riuscito il tentativo di dar vita a una maggioranza tra il Centrodestra e il Movimento Cinque Stelle. Non ha avuto esito la proposta del Movimento Cinque Stelle di formare una maggioranza con la sola Lega. Si è rivelata impraticabile una maggioranza tra il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico. È stata sempre affermata, da entrambe le parti, l’impossibilità di un’intesa tra il Centrodestra e il Partito Democratico. Tutte queste indisponibilità mi sono state confermate questa mattina». Quindi, «non vi è alcuna possibilità di formare un governo sorretto da una maggioranza nata da un accordo politico. Sin dall’inizio delle consultazioni ho escluso che si potesse dar vita a un governo politico di minoranza».
Il riferimento è alla proposta del Centrodestra, disponibile a un Governo di minoranza guidato da Matteo Salvini. Soluzione scartata dal Colle con la seguente motivazione: «un governo di minoranza condurrebbe alle elezioni e ritengo, in queste condizioni, che sia più rispettoso della logica democratica che a portare alle elezioni sia un governo non di parte».
Comunque sia, Matterella sottolinea la necessità di formare un Governo perché quello attuale guidato da Paolo Gentiloni «ha esaurito la sua funzione e non può ulteriormente essere prorogato in quanto espresso, nel Parlamento precedente, da una maggioranza parlamentare che non c’è più». Incontestabile punto fermo, si potrebbe aggiungere. Quindi? Mattarella continua ad auspicare che si trovi un’intesa per un esecutivo politico. Nel frattempo, chiede ai partiti di consentire, «attraverso il voto di fiducia, che nasca un Governo neutrale, di servizio», che si dimetterebbe subito a fronte della nascita, nei prossimi mesi, di una maggioranza parlamentare. «Un Governo di garanzia», ai cui componenti il presidente della Repubblica chiederebbe «l’impegno a non candidarsi alle elezioni».
L’ipotesi alternativa: elezioni subito. «Non vi sono i tempi per un voto entro giugno. Sarebbe possibile svolgerle in piena estate, ma, sinora, si è sempre evitato di farlo perché questo renderebbe difficile l’esercizio del voto agli elettori. Si potrebbe, quindi, fissarle per l’inizio di autunno». E qui, il Capo dello Stato, si esprime in modo molto diretto:
Rispetto a quest’ultima ipotesi, a me compete far presente alcune preoccupazioni. Che non vi sia, dopo il voto, il tempo per elaborare e approvare la manovra finanziaria e il bilancio dello Stato per il prossimo anno. Con il conseguente, inevitabile, aumento dell’IVA e con gli effetti recessivi che l’aumento di questa tassa provocherebbe. Va considerato anche il rischio ulteriore di esporre la nostra situazione economica a manovre e a offensive della speculazione finanziaria sui mercati internazionali». Sul voto anticipato, che ormai sembra inevitabile, continua a pesare anche «il timore che, a legge elettorale invariata, in Parlamento si riproduca la stessa condizione attuale, o non dissimile da questa, con tre schieramenti, nessuno dei quali con la necessaria maggioranza.
Conclude Mattarella:
mi auguro che dalle varie forze politiche giunga una risposta positiva, nel senso dell’assunzione di responsabilità nell’interesse dell’Italia, tutelando, in questo modo, il voto espresso dai cittadini il 4 marzo. Laddove questo non avvenisse, il nuovo governo, politicamente neutrale, resterebbe, come ho detto, in carica per le elezioni, da svolgere o in piena estate, ovvero in autunno, con i rischi che ho ricordato prima. Sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica che una legislatura si conclude senza neppure essere avviata. La prima volta che il voto popolare non viene utilizzato e non produce alcun effetto. Scelgano i partiti, con il loro libero comportamento, nella sede propria, il Parlamento, tra queste soluzioni alternative: dare pienezza di funzioni a un governo che stia in carica finché, fra di loro, non si raggiunga un’intesa per una maggioranza politica e, comunque, non oltre la fine dell’anno. Oppure nuove elezioni subito, nel mese di luglio, ovvero in autunno. Grazie. Buon lavoro.
Con una battuta, si potrebbe dire che di buon lavoro al momento non c’è traccia. La cronaca impone di registrare le prime reazioni: no secco della Lega e del M5S a un Governo del Presidente, entrambi i partiti sembrano preferire il voto subito, a luglio. Pur riconoscendo i limiti di un’elezione balneare, Luigi Di Maio sintetizza: almeno, «sarà un ballottaggio tra noi e la Lega». Il PD, invece, appoggerebbe l’esecutivo neutrale.
Ora si attende la prossima mossa di Mattarella, ovvero un incarico per formare il Governo del Presidente, atteso per mercoledì 9 maggio. Le forze politiche hanno ancora qualche ora di tempo pee trovare alternative. Salvini chiede un passo indietro a Berlusconi e Di Maio per tentare una maggioranza M5S – Centrodestra. I pentastellati sembrano in realtà i più favorevoli al voto, in luglio (non in autunno). Il PD, come detto, appoggia Mattarella e non esita a definire «irresponsabili» Lega a 5Stelle.
L’analisi di quello che è successo in questi due mesi di consultazioni andate a vuoto, però, rileva che se si dovesse misurare il livello di irresponsabilità la lotta sarebbe molto dura. In realtà due partiti che sono andati meglio nelle urne, ovvero Lega e M5S, di proposte per formare un esecutivo ne hanno fatte. Salvini si è speso per un’alleanza con i 5Stelle, cercando di convincere gli alleati di Forza Italia. Il M5S ha tentato l’accordo sia con la Lega, sia con il PD. Si è sempre opposto all’estensione a Forza Italia, ma se il lavoro interno alla coalizione di Centrodestra avesse funzionato l’impressione è che l’ostacolo sarebbe stato superato (è avvenuto con l’elezione dei presidenti delle Camere).
I veti più rigidi sono arrivati da Forza Italia e PD, i due partiti che invece le elezioni le hanno perse. E che si sono arroccati su posizioni che hanno impedito qualsiasi accordo. E ora, naturalmente, tendono a presentarsi come i più responsabili. Di che cosa?