Il secondo giro di consultazioni per la formazione del nuovo Governo porta con sé importanti novità. La prima è il nuovo calendario di incontri con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che vedrà prima i rappresentanti delle forze politiche e poi quelli delle istituzioni. La seconda riguarda la formazione di centrodestra, che si presenterà compatta all’appuntamento mentre nel primo giro Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia si erano presentate separatamente.
Si può partire da qui per analizzare la situazione di stallo in cui si trova il Paese dopo le elezioni del 4 marzo, con la difficoltà di trovare un accordo di governo. I termini della questione non sono cambiati, anzi il gioco dei veti incrociati sembra essere addirittura irrigidito: il M5S si rivolge alla Lega ma non al partito di Berlusconi, il Carroccio insiste sull’unità del centrodestra (e la scelta di presentarsi insieme al Qurinale è emblematica), il Pd vuole stare all’opposizione.
Ma c’è una differenza sostanziale rispetto alla scorsa settimana, i tempi si sono ristretti. L’ipotesi terzo giro di consultazioni sembra poco credibile alla luce dei mancati sforzi di dialogo auspicati dal Quirinale, che quindi potrebbe cambiare strategia.
Calendario
- 12 aprile: in mattinata salgono al Colle il Gruppo “Per le Autonomie (SVP-PATT, UV)” del Senato della Repubblica, i gruppi misti di Camera e Senato, Liberi e Uguali. Nel PD, partiti del centrodestra, M5S.
- 13 aprile: presidente emerito Giorgio Napolitano, presidente della Camera Roberto Fico, presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Al termine Mattarella dovrà scegliere a chi dare l’incarico di formare il Governo o prendere eventuali altre decisioni (le ipotesi si sprecano, dal mandato esplorativo, alla commissione di saggi a nuove consultazioni). Non si esclude che dia un mandato a uno dei due leader che hanno vinto le elezioni, ovvero Luigi di Maio o Matteo Salvini.
Sarebbe interessante vedere a quale dei due conferire l’incarico: Di Maio è il leader del partito più votato, Salvini della coalizione più votata. Sulla carta Salvini ha un consenso parlamentare di partenza più ampio (il centrodestra ha preso più voti del M5S e ha più parlamentari). Sembra però difficile che riesca a formare un Governo perché i pentastellati non si dicono disposti a cedere la leadership dell’esecutivo.
Il segretario del Carroccio ha già espresso la propria disponibilità per il cosiddetto Governo di minoranza, che trovi il consenso parlamentare di volta in volta sui singoli provvedimenti. Il M5S non si sposta dalla posizione delle scorse settimane, dialogo con la Lega o con il PD, no al “terzo uomo”, ovvero a un premier diverso da uno dei due segretari sopra citati. Il PD, curiosamente, pur essendo il partito che meno di tutti ha interesse a tornare al voto, insiste nel non voler dialogare con nessuno (pur con posizioni contrastanti all’interno, con alcune correnti che invece aprono ai 5 Stelle).
Staremo a vedere.