Fra le diverse ipotesi che si possono formulare sulla formazione del nuovo Governo, c’è quella che vede i due partiti che hanno preso più voti raggiungere un accordo, magari intorno a una serie di punti programmatici precisi.
Pensioni
Il punto di contatto più evidente fra i programmi del Movimento 5 Stelle e della Lega è forse rappresentato dal capitolo previdenziale, con le proposte di pensione anticipata con 41 anni di contributi o quota 100.
In tema di previdenza ci si incontra sulle misure di flessibilità in uscita: superamento della Legge Fornero, con una nuova possibilità di pensione anticipata per tutti dopo il raggiungimento dei 41 anni di contributi, oppure con la maturazione della quota 100 (somma di età anagrafica e contributi).
I 5 Stelle propongono staffetta generazionale nelle aziende e ampliamento categorie lavori usuranti, mentre la Lega è favorevole a equiparazione aliquote parasubordinati e artigiani, al 23%, nuova salvaguardia esodati, agevolazioni previdenziali per le donne con figli.
Altri punti di contatto fra i due programmi: potenziamento opzione donna, blocco adeguamenti età pensionabile alle aspettative di vita. Pur con differenze operative, in questo caso i programmi convergono, mentre su altre questioni, anche relative al bilancio, un accordo sembra più difficile.
Politica economica
Per quanto riguarda le politiche economiche, le distanze maggiori riguardano forse le proposte fiscali. Un altro scoglio potrebbe essere rappresentato dal fiscal compact e in generale dai programmi sulle politiche economiche europee. Lega e M5S sono fra i grandi partiti le due formazioni più caratterizzate dal cosiddetto anti-europeismo, che però in entrambi i casi si è mitigato negli ultimi tempi. Nessuno dei due partiti teorizza più l’uscita dall’euro. Entrambi sono favorevoli alla riscrittura dei trattati, a partire dai vincoli di bilancio.
Europa sì o no
La Lega ha una connotazione più rigida su questi punti, e continua a non escludere l’ipotesi di uscire dall’Unione Europa. La Italexit, insomma, sull’esempio di quanto avvenuto in Gran Bretagna con la Brexit, è uno scenario che il partito guidato da Matteo Salvini non esclude, condizionandolo anzi alla ridiscussione di tutti i trattati. Lo schieramento guidato da Luigi Di Maio ha invece un programma più articolato di revisione delle regole europee, con una modifica radicale dell’interna governance economica, a partire dal fiscal compact.
C’è da considerare però che al momento l’ipotesi più probabile di governo 5Stelle-Lega include anche le altre forze del centrodestra, con Forza Italia che quindi mitigherebbe i programmi leghisti legati alle questioni europee.
Tasse
Sulle tasse, invece, la distanza è più marcata. La proposta della Lega è la flat tax al 15%, il Movimento5Stelle propone un programma di riduzione delle aliquote IRPEF.
La flat tax leghista si applicherebbe al reddito familiare, con un meccanismo di due scaglioni, sopra e sotto i 35mila euro, con una deduzione fissa di 3mila euro. Per evitare riflessi negativi sui redditi più bassi, per i quali il nuovo sistema potrebbe non essere conveniente, si mantiene una no tax area, fino a 7mila euro annui, si prevede che tutti i redditi famigliari fino a 15mila euro possano, se più conveniente, applicare il vecchio sistema delle aliquote.
Il programma fiscale del M5S prevede invece la riduzione delle aliquote IRPEF, che diventerebbero tre, e una no tax area da 8mila a 10mila euro. La nuova tassazione: 23% per i redditi fra 10mila e 28mila euro, 37% fra i 28mila e i 100mila euro, e 42% sopra i 100mila euro. I 5Stelle prevedono poi specifiche misure sulle imprese e sui professionisti: dimezzamento dell’IRAP, deducibilità IMU immobili strumentali al 40%, potenziamento regime dei minimi.