Le istituzioni economiche internazionali (buona parte della Troika, si potrebbe dire) scendono in campo a difesa della Legge Fornero: il FMI (Fondo Monetario Internazionale) definisce la spesa italiana per le pensioni la seconda più alta d’Europa, e la BCE (Banca Centrale Europea) avverte che l’invecchiamento della popolazione richiede di proseguire sulla strada delle politiche previdenziali di innalzamento dell’età pensionistica.
Sullo sfondo, le politiche previdenziali dei due partiti usciti vincitori dalla tornata elettorale, Lega e M5S, che invece prevedono passi indietro rispetto alla Riforma Fornero, ad esempio in materia di accesso alla pensione anticipata con 41 anni di contributi o di ripristino del sistema delle quote (con la possibilità di andare in pensione per la quota 100).
Partiamo dal Fondo Monetario Internazionale, che in un report di Michael Andrle, Shafik Hebous, Alvar Kangur e Mehdi Raissi, definisce troppo elevata la spesa previdenziale italiana, pari al 16% del PIL.
E ne evidenzia alcune incoerenze proponendo delle contromisure: stretta sulle pensioni di reversibilità, al 2,75% del PIL, le più alte d’Europa e innalzamento dell’aliquota dei lavoratori autonomi al 27%, dall’attuale 24%, per sanare la disparità di aliquote con i lavoratori dipendenti, al 33%, riducendo il gap.
La BCE interviene invece con le statistiche del Bollettino Economico: la percentuale di persone over 65 rispetto al totale dei lavoratori dai 15 ai 64 anni sarà oltre il 52% nel 2070, dall’attuale 30%. Questi i dati europei, mentre in Italia la percentuali di lavoratori con almeno 65 anni sarà superiore al 60%.
Risultato: le politiche che contribuiscono ad alzare l’età pensionistica sono corrette perché riducono lo squilibrio futuro. In generale, sottolinea la BCE:
molti paesi hanno già implementato riforme dei sistemi pensionistici dopo la crisi del debito sovrano sebbene il passo delle riforme abbia fatto registrare un rallentamento di recente. Ulteriori riforme in questa aerea sono essenziali e non devono essere ritardate, anche alla luce di considerazioni di politica economica.