C’è una convinzione diffusa secondo cui le piccole imprese familiari hanno un basso livello di competenza finanziaria. Questa tesi viene confutata da uno studio condotto su 544 PMI italiane da Stefano Caselli e Stefano Gatti (Università Bocconi) e da Alberta di Giuli (Icste Business School), intitolato: “Are Small Family Firms Financially Sophisticated?”. Il paper, che risponde all’interrogativo, sarà pubblicato in novembre sul “Journal of Banking and Finance”
Lo studio sfata il mito secondo cui le piccole aziende utilizzino solo strumenti di base come il conto corrente o di deposito. Al contrario, le PMI prese in esame sono risultate interessate anche a prodotti finanziari complessi.
I fattori che più influiscono sull’atteggiamento finanziario di queste aziende sono: l’ingresso di una nuova generazione al comando, di eventuali azionisti esterni e di manager al di fuori della famiglia proprietaria, soprattutto nella posizione di direttore finanziario.
Alle imprese analizzate gli autori hanno fornito un questionario, messo a punto in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano, e hanno suddiviso i prodotti finanziari in quattro categorie: corporate finance, cash management, corporate lending e risk management.
Le imprese che hanno azionisti esterni e assumono un direttore finanziario non familiare hanno una maggior tendenza a utilizzare prodotti avanzati in tre di queste quattro categorie (cash management, corporate lending e risk management) e sono meglio disposte ad avere relazioni più complesse con banche e intermediari finanziari.
Si tratta di risultati utili per le imprese e per le banche. Le prime vengono ad esempio sensibilizzate al fatto che, se vogliono perseguire una relazione profonda con le istituzioni finanziarie, devono considerare la possibilità di rivolgersi a un direttore finanziario esterno (mentre ad esempio assumere un amministratore delegato senza la competenza operativa finanziaria non ha lo stesso effetto). Così come possono valutare l’ingresso di nuove azionisti tenendo conto delle conseguenze in termini di corporate lending e risk management.
Le banche e gli intermediari possono invece prendere spunto per predisporre e offrire i propri prodotti a seconda delle caratteristiche dell’impresa.