Il decreto sul riordino dei Contratti di Lavoro ha rischiato di far entrare dalla finestra un provvedimento, di impatto notevole, che alla porta in realtà non si era neppure presentato: un nuovo prelievo a carico di aziende private e autonomi a favore delle gestioni previdenziali per finanziare il costo di un eventuale boom di nuove assunzioni a tempo indeterminato 2015. Il rischio, diciamolo subito, è stato scongiurato: la norma, una clausola di salvaguardia inserita nella versione del decreto approdata alla bollinatura della Ragioneria dello Stato, sarà eliminata nel testo definitivo, almeno secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
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Si tratta del decreto, attuativo del Jobs Act, che contiene fra le altre cose il superamento dei contratti di collaborazione coordinato e continuativa, anche a progetto, a favore del tempo indeterminato, incentivato anche da un beneficio: l’estinzione di tutte le eventuali pendenze fiscali e contributive legate al precedente rapporto per le imprese che trasformano i contratti.
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Sulle assunzioni 2015 c’è anche l’agevolazione prevista sempre dalla manovra economica, una decontribuzione per tre anni. La Legge di Stabilità finanzia la misura con 1,8 miliardi, una somma calcolata a copertura di 37mila assunzioni trasformazioni.
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La Riforma dei Contratti si stima possa favorire ulteriori 20mila assunzioni, e a copertura dei maggiori costi è stata prevista la clausola di salvaguardia con prelievo di solidarietà su datori di lavoro e autonomi, a favore delle casse previdenziali. Clausola su cui il Governo ha immediatamente fatto retromarcia, e che verrà comunque cancellata «prima della definitiva approvazione del provvedimento» ha sottolineato il Ministro Poletti. Si trattava comunque di una clausola di salvaguardia, che scatta quindi solo in determinate condizioni, che sarebbero comunque state evitate perché, assicura il Governo, le coperture di sono. Comunque, sparisce anche la clausola, per eliminare qualsiasi percentuale di incertezza.
Si può aggiungere che in verità, stime in base alle quali non ci sono al momento stanziamenti sufficienti a coprire i costi delle agevolazioni sui nuovi contratti a tempo indeterminato ce ne sono diverse, ad esempi secondo i Consulenti del Lavoro sarebbero necessari altri 3 miliardi.
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Il decreto di Riordino Contratti, attuativo del Ddl delega del Jobs Act, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri dello scorso 20 febbraio (senza la clausola di salvaguardia a favore degli enti previdenziali), e deve ora passare al vaglio delle commissioni parlamentari per poi tornare in Consiglio dei Ministri: passaggi durante i quali verrà eliminata la clausola di salvaguardia.