Osservatorio Riforma Lavoro: i dati sul Jobs Act

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 31 Marzo 2015
Aggiornato 7 Aprile 2015 09:33

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Jobs Act promosso, insieme al nuovo contratto indeterminato a tutele crescenti e alla somministrazione agile: i dati dell'Osservatori sulla Riforma del Lavoro.

Resi noti i dati dell’ultima rilevazione dell’Osservatorio Permanente sulla Riforma del Mercato del Lavoro, promosso da Gi Group Academy, fondazione di Gi Group, prima multinazionale italiana del lavoro: il Jobs Act sembra essere promosso, insieme al suo nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, al contratto di ricollocazione per tutti i disoccupati e alla somministrazione a tempo determinato a-causale. Sembrano inoltre essere in diminuzione i contratti a progetto,uno degli obiettivi della Riforma del Lavoro del governo Renzi.

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Jobs Act promosso

A partecipare alla survey sono state 419 aziende, di cui 176 sotto i 15 dipendenti, per un totale di quasi 300 mila lavoratori coinvolti. Ne è emersa la seguente fotografia:

  • il 52,5% delle aziende aumenterà il ricorso al contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti;
  • il 50% diminuirà o non utilizzerà più i contratti a progetto;
  • il 53,9% ritiene che il Jobs Act favorirà un incremento dell’occupazione;
  • il 64,2% sarebbe disposto ad integrare il voucher pubblico di ricollocazione per consentire alle agenzie specializzate di offrire al personale in uscita dalle aziende un servizio di qualità pari a quello ottenibile oggi con un contratto di outplacement.

In generale il Jobs Act viene promosso con un voto complessivo di 6,2 punti in una scala da 0 a 10. A piacere sono soprattutto:

  • l’a-causalità del contratto di somministrazione a tempo determinato, con un voto medio di 6,7 punti;
  • il contratto a tutele crescenti con un voto medio di 6,6 punti;
  • la previsione del contratto di ricollocazione per tutti i disoccupati con un voto medio di 6,5 punti.

Stefano Colli-Lanzi, Ceo di Gi Group, commenta così i risultati dell’Osservatorio sulla Riforma del Lavoro:

«Da questi risultati appare evidente come il Jobs Act ottenga una promozione complessiva. Viene confermato il ritorno alla centralità del contratto a tempo indeterminato. Inoltre sembra essere in atto un cambiamento quasi epocale: le aziende si stanno muovendo per virare in modo deciso verso la buona flessibilità a discapito di contratti precarizzanti. Mi riferisco al fatto che un’azienda su due ha dichiarato che non userà più o diminuirà i contratti a progetto. Se a questo dato affianchiamo la promozione (6,7) della a-causalità della somministrazione, ci rendiamo conto che è in atto una precisa presa di coscienza sul fatto che la flessibilità debba e possa essere gestita quasi in toto dalle agenzie per il lavoro».

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«Non ci resta che augurarci che i provvedimenti ancora in via di definizione completino il quadro in modo coerente ed organico. Sarà fondamentale procedere con risolutezza a rimuovere gli ultimi vincoli normativi riguardanti la flessibilità gestita tramite agenzia, incentivandone così la centralità: da non dimenticare che quanto più le Agenzie saranno al centro della gestione della flessibilità, tanto più potranno svolgere il compito di ricollocatori attivi e, quindi, rafforzare ulteriormente il livello di sicurezza dei lavoratori. Sarà importante, inoltre, portare a compimento la transizione da politiche passive a politiche attive, attraverso l’implementazione del contratto di ricollocazione e dei servizi al lavoro. Se anche questi ultimi tasselli andranno nel senso auspicato, allora davvero potremo parlare di un mercato del lavoro inclusivo e moderno».

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PMI

Con riferimento alle sole 176 aziende al di sotto dei 15 dipendenti, i risultati sono meno entusiasmanti:

  • il 26% aumenterà i contratti a tempo indeterminato;
  • il 73,9% ritiene che il Jobs Act non inciderà sull’occupazione;
  • il 53,9% ritiene che il Jobs Act potrà creare posti di lavoro.

Colli-Lanzi sottolinea:

«Il risultato più “tiepido” emerso dalle aziende con meno di 15 addetti, non impattate dal Jobs Act ma che possono godere dell’esonero contributivo come tutte le aziende, ci conferma che il giudizio positivo espresso dalle aziende con più di 15 dipendenti è relativo alla bontà dell’impianto complessivo del Jobs Act e non influenzato da altri fattori esterni, come incentivi economici all’assunzione che, per quanto importanti, hanno di per sé una natura temporanea e non organica».