La Ragioneria dello Stato ha sciolto le riserve e bollinato il testo, quindi anche il decreto sulla nuova NASpI (la nuova indennità di disoccupazione che sostituisce l’ASpI), insieme a quello sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, è pronto per essere trasmesso alle commissioni parlamentari per i necessari parerei. Si tratta, come è noto, dei primi due decreti attuatiti del Disegno di legge delega di Riforma del Lavoro, il Jobs Act, entrambi approvati dal Consiglio dei Ministri, dello scorso 24 dicembre. La Ragioneria aveva espresso dubbi, ora superati, sul fatto che le coperture del decreto relativo alla NASpI, la nuova assicurazione sociale per l’impiego, potessero essere insufficienti.
=> Guida alla nuova NASpI
Dunque, come detto, i due decreti vanno ora alle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, che devono esprimere un parere (non vincolante). Il Governo non nasconde la volontà di procedere speditamente, per arrivare in tempi brevi all’introduzione del nuovo contratto a tutele crescenti e, contemporaneamente, dei nuovi ammortizzatori (estesi, come detto, anche ai contratti parasubordinati). Ma non mancano nemmeno aree politiche, all’interno dello stesso PD, intenzionate a spingere per qualche cambiamento al testo. Il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, spiega che in ogni caso
«Per i pareri non c’è fretta, abbiamo 30 giorni».
Il decreto introduce la NASpI per i lavoratori dipendenti che perdono il lavoro, ma anche un assegno di disoccupazione ASDI, per i disoccupati di lunga durata in particolari situazioni di difficoltà economica, e infine la DIS COLL, ovvero un trattamento di disoccupazione destinato a collaboratori coordinati e continuativi e a progetto.
=> Guida al contratto indeterminato a tutele crescenti
L’altro decreto attuativo del Jobs Act introduce invece il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che verrà applicato a tutte le nuove assunzioni,e prevede una serie di modifiche all’articolo 18 (in pratica, resta il reintegro in caso di licenziamento ingiustificato solo per i licenziamento discriminatori e per quelli considerati nulli dal giudice).