Il lavoro interinale in Italia è poco utilizzato ma la Riforma Lavoro 2015, ovvero il Jobs Act, incentiverà il ricorso alle Agenzie di lavoro temporaneo. L’analisi è firmata Moody’s, gigante del rating internazionale, che nel report «Italy’s staffing industry will benefit from labour market reforms» (il mercato del lavoro interinale italiano beneficerà della Riforma Lavoro), sottolinea come la riforma – se centrerà i suoi obiettivi – «porterà a un maggior ricorso alle agenzie di lavoro temporaneo». Il vantaggio, in primis, non è tanto per lavoratori e aziende quanto per le agenzie.
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La legge delega sul lavoro (dopo il via libera della Camera in Senato in terza lettura):
«offrirà alle imprese maggiori possibilità di fare ricorso al lavoro temporaneo» a tutto vantaggio delle agenzie interinali, i cui maggiori volumi si traducono in «maggiori margini di guadagno a loro favore, perché la base dei costi non crescerà proporzionalmente ai ricavi».
Dal punto di vista delle aziende e dei lavoratori, dovrebbe tradursi in maggiori opportunità di arricchire il proprio CV con esperienze pratiche di lavoro che contribuiscano ad assottigliare la platea dei Neet, mentre dall’altra dovrebbe incoraggiare le aziende ad assumere, anche temporaneamente, nuove leve così da contenere il dramma della disoccupazione. Allo stesso tempo, selezionando di volta in volta giovani talenti, il beneficio diretto è anche quelle della competitività.
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Lavoro interinale in Italia
Al momento, il lavoro interinale in Italia ha un’incidenza dello 0,9% contro l’1,6% di media europea. Una quota modesta di business per i big del settore, contando intorno al 5% del fatturato totale. Il Jobs Act prevede una serie di misure per far funzionare meglio i servizi di collocamento:
- un’Agenzia nazionale per l’occupazione,
- misure per incentivare l’inserimento.
- reinserimento nel mondo del lavoro in sinergia pubblico-privato.
Il comma 4 dell’articolo 1 della Riforma Lavoro 2015 prevede, ad esempio, «accordi per la ricollocazione che vedano come parte le agenzie per il lavoro o altri operatori accreditati», con «la previsione di adeguati strumenti e forme di remunerazione», sulla scia dei voucher lavoro, «a fronte dell’effettivo inserimento» del lavoratore per un congruo periodo.