Le Pmi – oltre a rappresentare il 99% delle attività produttive in Italia – danno anche lavoro alla maggioranza degli occupati del Paese, 61% nelle piccole imprese. In totale sono 21.726.547 i lavoratori italiani tra autonomi e dipendenti, sia pubblici che privati, di cui più di 13 milioni impiegati in Pmi con meno di 50 addetti.
Ben il 50,7% del totale lavora in micro-imprese (meno di 20 dipendenti) per un totale di 11.011.563 unità. Nelle medie e grandi imprese (più di 250 addetti) si concentra il 26,7% degli occupati, pari a 5.795.642 unità. È quanto emerge dai dati raccolti dalla Cgia di Mestre.
E, nonostante la crisi, sono le piccolissime imprese a continuare a dare occupazione agli Italiani. Nel 2010, su 802.000 previsioni di assunzione dichiarate dagli imprenditori, il 62,7% (502.970 unità) riguardavano imprese con meno di 50 dipendenti e il 40,5% del totale (324.900 unità) micro imprese con meno 20 addetti.
«Peccato che la grande maggioranza degli osservatori ritenga che la presenza così diffusa di tante piccole e micro-imprese costituisca un elemento di arretratezza. Invece, rappresentano la modernità, perché sono il risultato del profondo cambiamento sociale, economico e tecnologico che l’Italia ha subito negli ultimi 30 anni», ha dichiarato il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi.
un Paese competitivo ha bisogno anche delle grandi imprese. Purtroppo, se negli ultimi decenni il loro numero è costantemente sceso, la responsabilità non va certo imputata alla grande diffusione del capitalismo molecolare, ma all’incapacità dei nostri grandi gruppi di reggere l’urto della concorrenza internazionale».
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