Il Telelavoro comporta vantaggi per imprese e dipendenti sul fronte produttività e soddisfazione dei lavoratori, che riescono a coniugare carriera e famiglia risparmando tempo e stress. Tuttavia, lavorare da casa o comunque fuori sede comporta anche problemi di responsabilità: è il punto di vista espresso nell’indagine EURES commissionata da INAIL.
Si va dalla difficoltà di individuare adeguate postazioni (postura e vista) alla potenziale minore concentrazione, dalla sovrapposizione dei tempi (professionale/privato), evidenziata dal 64% delle donne e dal 44,2% degli uomini.
Dubbi sorgono anche sul fronte sicurezza. Cosa succede in caso di infortunio tra le mura domestiche durante l’orario di lavoro? La difficoltà di individuare quale sia la responsabilità degli infortuni sembra essere uno dei motivi per cui il telelavoro non prende piede in Italia: le imprese temono le cause dei lavoratori, i quali a loro volta si sentono poco tutelati.
Tra gli altri “effetti collaterali” del lavoro svolto in ambito domestico, vi sarebbe il cosiddetto overtiming, ovvero il rischio di rimanere più tempo del dovuto davanti al Pc e quindi di affaticare il proprio fisico; e poi anche il rischio di isolamento e alienazione e il deficit di stimoli e interazioni sociali.
Quest’ultimo è un timore predominante tra gli uomini (33,7%), lo è meno tra le donne (24,5%); per il 38,7% delle donne il telelavoro compromette la possibilità di fare carriera, tra gli uomini la percentuale scende al 22,1%.
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