Telelavoro: piace all’88% degli Italiani ma le aziende ne ignorano i contratti

di Alessandro Vinciarelli

5 Aprile 2011 11:10

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Gli Italiani vorrebbero contratti in telelavoro, ma solo al 26% è capitata l'opportunità di farlo e di questi solo un terzo come dipendenti: i tempi sono maturi, quando si decidono le aziende?

Telelavoro: la soluzione contrattuale ideale per gli Italiani (88%) ma le aziende li evitano con cura e solo al 26% è stata l’offerta l’opportunità di sfruttare Pc e Internet per la collaborazione in remoto. Ancor meno per i
dipendenti
con contratto di assunzione: solo 1 uno 3 dei pochi fortunati ha un contratto di assunzione, declinato in versione teleworking. Infine, solo il 9% lo ha fatto in modo continuativo, per tutta la settimana o almeno un giorno alla settimana.

Il 43% degli Italiani e il 36% dei dipendenti si dichiara disposto a ricevere una retribuzione più bassa pur di godere del telelavoro. Le leggi e i contratti ci sono, ma manca la cultura del lavoro per obiettivi e il riconoscimento della relazione “soddisfazione = produttività” da parte dei datori di lavoro.

Eppure, ormai si sa, telelavoro significa per le aziende più produttività e competitività, grazie alla migliore conciliazione con la vita privata dei lavoratori.

E gli Italiani sono pronti, come dimostrano i dati del survey online di Duepuntozero per Manageritalia, che fa seguito ad una precedente ricerca sulla scarsa propensione delle aziende a ricorre al telelavoro: solo un terzo, di cui però il 55,7% ha osservato un aumento della produttività.

Tra gli svantaggi, meno interazione con i colleghi (63,7%), meno controllo sul lavoratore (55,7%) e minore identificazione con l’azienda (43,4%).

I vantaggi personali percepiti: tra tutti spiccano risparmio di tempo per gli spostamenti (85%), riduzione dello stress (91%) e migliore gestione dei tempi lavoro-famiglia. Senza considerare i vantaggi lavorativi: autonomia organizzativa, maggiore rendimento e produttività.

Perchè allora le aziende non stipulano contratti in telelavoro visto che potrebbero anche “spuntare” retribuzioni inferiori a parità di obiettivi e persino con potenziali maggiori performance? Perchè si guarda al controllo fisico piuttosto che ai risultati.

Certo, è ovvio che solo alcune professioni possono essere svolte in telelavoro, ma oggi sono davvero tantissime e riguardano milioni di Italiani: il 66% svolge infatti lavori intellettuali e più della metà sono donne, le quali sono le prime che vorrebbero un contratto in telelavoro!

Non resta che attendere che le proposte del Ministro Sacconi per
incentivare la conciliazione dei tempi famiglia-lavoro con sgravi e agevolazioni fiscali
trovino presto una via legislativa, per incentivare le aziende a compiere il grande passo.

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