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Imprenditrici italiane: avvio d’impresa anche senza fondi

di Noemi Ricci

Pubblicato 16 Febbraio 2011
Aggiornato 24 Settembre 2015 13:01

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Piccole e medie imprenditrici italiane secondo CNA: avviano la propria attività senza prestiti nè fondi (misure insufficienti) puntando sulla qualità.

Donne che creano imprese dal nulla (il 54%), senza ricorrere a prestiti (solo il 12,1%) perchè i servizi e le azioni di sostegno sono insufficienti (per il 92,1%) e che puntano sulla qualità (55%): è l’identikit delle imprenditrici italiane secondo l’ultima indagine CNA, su un campione di 101 piccole e medie leader d’impresa. I risultati sono stati presentati al convegno “L’altra metà dell’economia, imprenditrici che crescono” in occasione dei 20 anni di CNA Impresa Donna.

Nella gran parte dei casi (70%) le imprenditrici sono quarantenni, con oltre dieci anni di esperienza (73,3%), diplomate (56,4%) e titolari della propria azienda (il 53,5%).

Si concentrano al Nord Italia (51,5%) e, dal punto di vista settoriale, prevalgono le imprese rosa di Servizi alla comunità (18,8%), ma anche Moda (17,8%) e produzione (13,9%), seguite da quelle attive nell’ambito artistico e tradizionale (11,9%), Terziario avanzato (10,9%), dellAlimentare (8,9%), Bnessere e Aanità (7,9%), istallazione e impianti (6,9%). Solo 3 su 10 nelle Costruzioni.

Si tratta prevalentemente di piccole imprese attive in ambito locale o regionale (62,4%), il 27,7% opera su scala nazionale e un piccolo 2% lavora principalmente con l’estero.

Diffusa, infine, la pratica di partecipare a corsi di formazione su costituzione e gestione d’impresa (53,5%). Anche se sono molte le donne che improvvisano: l’85,5% ha dato vita ad una nuova attività affidandosi al fai-da-te ed elaborando personalmente il progetto. In più il 63,4% non ha utilizzato alcuno strumento di analisi di mercato, dando ascolto alle proprie capacità e intuizioni.

Nel 59,4% dei casi le donne coinvolgono anche i propri familiari all’interno delle imprese: fratelli (66,3%), genitori (63,4%), coniugi (62,4%) e figli (56,4%).

Oltre alla qualità, come marchio di riconoscimento le imprenditrici guardano, anche se in misura minore, ad immagine e reputazione (19,8%), originalità delle idee (14,9%), organizzazione del lavoro (9,9%) e capacità innovativa (6,9%).

Le over 40 sono più solidali con il genere femminile, mostrando forti tendenze ad assumere personale femminile (58,9%) e ad adottare contratti e orari che favoriscano la conciliazione tra la vita privata e quella professionale.

Ancora una volta, le imprese rosa si dimostrano le più solide, con il 74,4% delle intervistate che ritiene l’impatto della crisi sulla propria attività meno negativo di quello prodotto in altre aziende.

Le titolari delle Pmi, infine, reputano insufficienti le azioni del Governo (91,8%), bocciano l’operato delle amministrazioni locali (84,7%). Migliori i risultati ottenuti dalla banche, che lasciano soddisfatto il 40,2% del campione, nonostante la bocciatura del 59,8%.

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