In questo periodo di difficile congiuntura economica con la disoccupazione che ha raggiunto livelli record in Italia sembra strano pensare che esistono delle tipologie di lavoro per le quali le aziende faticano a reclutare lavoratori. Eppure esistono annunci di lavoro come quelli rivolti ad analisti, progettisti e programmatori i cui posti di lavoro offerti rimangono spesso scoperti.
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Professioni introvabili 2014
Nella top ten delle professioni i cui annunci di lavoro nel 2014 hanno presentato le maggiori difficoltà di reclutamento troviamo:
- analisti e i progettisti di software (37,7%);
- programmatori (31,2%);
- ingegneri energetici e meccanici (28,1%);
- tecnici della sicurezza sul lavoro (27,7%);
- tecnici esperti in applicazioni informatiche (27,4%);
- tutte figure con una elevata specializzazione e competenza.
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Confronto con il passato
Secondo i risultati dell’analisi effettuata dall’Ufficio studi della CGIA sui dati emersi con la periodica indagine effettuata dall’Unioncamere-Ministero del Lavoro su un campione qualificato di imprenditori italiani, delle oltre 29 mila assunzioni previste dalle aziende ben 8.500 rischiano di non essere coperte perché non reperibili sul mercato del lavoro. La nota positiva è che effettuando un confronto con quanto avveniva nel 2009, anno di inizio della crisi, quelli che vengono considerati “lavoratori introvabili” si sono dimezzati passando da 17.600 a 8.500. Nel 2009 le figure professionali introvabili erano: infermieri /ostetriche, falegnami e acconciatori. Dunque, dal confronto dei dati emerge come all’inizio della crisi la maggiore difficoltà di reperimento di personale riguardava prevalentemente attività artigianali ad elevata abilità manuale, mentre oggi si fatica a trovare soprattutto figure professionali legate a settori ad alta specializzazione tecnica, soprattutto nell’informatica.
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Disallineamento domanda-offerta
Il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, spiega:
«Le cause del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro sono molteplici. Nonostante il perdurare della crisi, molte aziende continuano a denunciare che nei settori tecnologici ad alta specializzazione le competenze dei candidati sono insufficienti. Sicuramente ciò è vero: spesso la preparazione di molti giovani è ben al di sotto delle richieste avanzate dalle imprese. Tuttavia molte aziende scontano ancora adesso metodi di ricerca del personale del tutto inadeguati, basati sui cosiddetti canali informali, come il passaparola o le conoscenze personali che non consentono di effettuare una selezione efficace. Inoltre, non va trascurato nemmeno il fenomeno della disoccupazione d’attesa: nei settori dove è richiesta una elevata specializzazione, le condizioni offerte dagli imprenditori, come la stabilità del posto di lavoro, la retribuzione e le prospettive di carriera non sempre corrispondono alle aspettative dei candidati. Se questi sono di valore, preferiscono rinunciare, in attesa di proposte più interessanti».