L’Italia non attrae investitori stranieri, confermandosi all’ultimo posto nell’Unione Europea per attrattività degli investimenti esteri. Lo rivela il Rapporto Italia Multinazionale 2010 presentato all’ICE (Istituto nazionale per il Commercio Estero). La media italiana è molto al di sotto anche della media mondiale (30,7%). Dunque, maglia nera in Europa e nel mondo.
Il rapporto IDE/PIL – tra stock di investimenti diretti esteri e prodotto interno lordo italiano – nel 2009 è stato solo del 18,6%, contro il 51,7% di Regno Unito, 45,9% Spagna, 42,8% Francia e 21% Germania.
Da quanto emerso le imprese italiane preferiscono forme di internazionalizzazione “leggere”, come gli accordi produttivi e commerciali.
In generale, questi i numeri per gli investimenti dall’estero in Italia: sono poco più di 7.600 le aziende italiane partecipate dall’estero nel 2008, 4.190 gli investitori (3.000 da paesi europei e il resto quasi tutti dal Nordamerica), 932.000 i dipendenti e circa 495 miliardi di euro il fatturato (+4,2% rispetto al 2007).
Le più penalizzate, come sempre, sono le regioni del Sud, cresciute in oltre venti anni (1986-2009) solo del 7,8%. Mentre il Nord Ovest (56%) primeggia seguito dal Nord Est (26%) e Centro (12%).
A livello settoriale, invece, è il Manufatturiero ad andare per la maggiore, seguito da Turismo e attività ricreative (tempo libero, spettacolo e così via.
Livelli ancora troppo bassi, però, per competere sul fronte internazionale: le imprese devono investire di più nei processi di internazionalizzazione per affrontare con nuovi strumenti la forte competizione globale. A tal fine, ha ricordato l’ambasciatore Umberto Vattani, ICE ha avviato dei progetti per il raccordo con altre istituzioni, attraverso dei Desk Investimenti (aperti a Parigi, Berlino, Londra, Shanghai, Tokio, New York, Los Angeles e Amsterdam) e il portale italtrade.com, volto a promuovere il Made in Italy nel mondo e la cooperazione industriale tra le imprese italiane e tutti i potenziali investitori esteri.