L’indice Isae sulla fiducia delle imprese, ad aprile, è salito al 98,2: il livello più alto dal gennaio 2001. Contraddicendo le previsioni, che annunciavano un leggero calo.
Anche le prospettive future sembrerebbero confortanti, con l’indice relativo alla produzione che dal 19 sale al 22 percento e quello agli ordini dal 20 al 24.
Ma se i privati fanno registrare una diminuzione dell’andamento rispetto al mese scorso, in contrasto con gli altri Paesi europei, le imprese italiane si dimostrano più fiduciose.
A confermarlo arrivano diversi elementi: l’aumento degli investimenti, schizzati ai massimi dal luglio 2000; l’utilizzo degli impianti ad un livello che non si vedeva dal 2001; la riduzione delle scorte di magazzino.
Sembrerebbe una ripresa sufficiente a far dimenticare la tendenza al rallentamento in atto dalla fine dell’anno scorso.
L’attenzione ora si sposta sulle previsioni del secondo trimestre. Anche se forse non proprio da aprile, che prevede meno giorni lavorativi a causa di ponti e festività, ci si aspetta un miglioramento della produzione. Anche l’Isae annuncia per maggio una crescita dello 0,9%.
Chi produce beni di investimento ha constatato una domanda maggiore, non solo dall’export, ma anche dall’interno. E proprio da qui potrebbe passare una ripresa anche per i privati cittadini.
«Il circolo potrebbe diventare virtuoso con le imprese che producono di più, aumentano l’occupazione trasferendo maggior potere d’acquisto ai consumatori», dice Marco Valli, economista di UniCredit Mib.
Nei giorni scorsi Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, ha fatto notare come per la prima volta una forte crescita dell’occupazione sia collegata all’aumento della produttività. Un dato che fa ben sperare per la crescita futura.