Di ufficiale c’è solo l’impegno del governo a trovare per la questione esodati una «soluzione strutturale»: quello che fino a qualche giorno fa era un’indicazione fornita verbalmente dal ministro del Lavoro Poletti, è finito nero su bianco sul tavolo di lavoro aperto il 7 maggio dallo stesso dicastero con il sottosegretario all’Economia Baretta, i rappresentanti dell’INPS, i presidenti, vicepresidenti e capigruppo delle commissioni Lavoro di Camera e Senato. Per ora, solo una prima riunione, servita a fare il punto della situazione e a decidere di proseguire il dialogo per trovare una soluzione strutturale al problema.
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Soluzioni allo studio
Poletti ha ribadito a più riprese nelle ultime settimane la necessità di trovare soluzioni che rispondono alle molteplici situazioni sul piano previdenziale che riguardano gli esodati. Fra le soluzioni allo studio dei tecnici, c’è per prima cosa una sorta di assegno pensionistico anticipato, che poi il pensionato restituirebbe in parte nel momento in cui acquisisce il diritto definitivo alla pensione.
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Non si escludono meccanismi per cui la stessa azienda potrebbe favorire prepensionamenti che adottino questo meccanismo di scivolo, continuando a pagare i contributi. Un’altra strada che l’esecutivo ha indicato di voler percorrere è quella degli incentivi alle imprese per riassumere gli esodati, favorendone quindi il reinserimento nel mercato del lavoro.
Salvaguardie
Infine, le salvaguardie: da quando, a fine 2011, è intervenuta la riforma delle pensioni che ha creato il caso, lasciando senza copertura lavoratori che erano già usciti dal mercato ritenendosi vicini a una pensione i cui tempi poi si sono allungati, ne sono state disposte cinque. Le prime quattro sono servite a tutelare circa 90mila lavoratori, a cui ora si aggiungono i 23mila della quinta salvaguardia, per i quali sono aperti i termini di accesso.