Fare sistema e aggregarsi dovrebbe diventare un “must” per le Pmi che intendono investire per crescere sui mercati internazionali, non solo a fronte dell’attuale crisi economica ma anche del processo di globalizzazione in atto. Se ne è discusso ieri in occasione del convegno “Ricerca e Imprenditorialità in Italia. Prospettive per le piccole e medie imprese del Mezzogiorno” promosso dal Banco di Napoli in collaborazione con Arfaem – Associazione per la Ricerca e la Formazione Avanzata in Economia e Management.
Ad offrire le più interessanti prospettive di internazionalizzazione per le imprese italiane sembra essere il mercato Asiatico, il cui peso negli ultimi 7 anni è cresciuto del +12%.
Finora l’Italia non sembra aver colto appieno questa opportunità. La rappresentanza del nostro Paese all’estero è infatti molto scarsa soprattutto da parte delle Pmi: delle imprese con meno di 50 dipendenti, solo il 3,8% del totale si è internazionalizzato, esportando i propri prodotti all’estero.
Una cultura dell’aggregazione, che guardi al di là delle difficoltà economiche, potrebbe fungere da motore: secondo l’amministratore delegato di Ansaldo STS, Sergio De Luca, «la piccola impresa deve essere un momento di passaggio, perchè se non si punta a crescere si è destinati a morire».
Il presidente Svimez, Adriano Giannola, ha infine richiamato l’attenzione sulla necessità di maggiore sostegno dalle banche, mentre il direttore generale del Banco di Napoli, Giuseppe Castagna, ha sostenuto un modello di crescita delle Pmi che “parte dall’innovazione e arriva all’internazionalizzazione“.