Si vanno chiarendo le caratteristiche del meccanismo di “scivolo“, volto a evitare nuovi casi di esodati ed annunciato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: il titolare del dicastero pensa a una forma di pensione anticipata con contribuzione a carico dell’azienda e restituzione parziale del trattamento dopo aver maturato i requisiti pensionistici. Spiega Poletti:
«sto lavorando a un’idea molto semplice: ti manca un anno al pensionamento? Ti dò un assegno che non è la pensione fino a quando raggiungi i termini. Per questo anno la tua impresa continua a pagare i contributi previdenziali come tu fossi tornato a lavorare e l’assegno che ti ho dato un po’ me lo restituisci nei tuoi 30 anni di pensione e un po’ te lo paga lo Stato».
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Non ci sono dettagli ulteriori, ma si tratta evidentemente di una soluzione simile agli incentivi all’esodo previsti dalla Riforma del Lavoro, interamente a carico dell’azienda (attraverso l’INPS) e applicabili ai lavoratori a cui mancano meno di quattro anni dalla pensione. Una forma di prepensionamento per lavoratori anziani:
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Vecchio e nuovo incentivo all’esodo
Evidentemente, il nuovo meccanismo sarà però diverso da quello previsto dalla Riforma Fornero: probabilmente saranno necessari meno di 4 anni alla pensione (il ministro parla di un anno, ma solo facendo un esempio, non enunciando i termini del provvedimento). Inoltre, par di capire che a carico dell’azienda ci sarà solo la contribuzione relativa al periodo fino al raggiungimento dell’età pensionabile. Il resto, in parte lo restituisce in seguito il lavoratore, in parte è a carico dello Stato. Quindi, la misura sarebbe meno onerosa per le aziende rispetto agli attuali incentivi all’esodo, e più onerosa per Stato e lavoratore. Evidentemente, il tentativo è quello di favorire nuove forme di prepensionamento, rendendole più appetibili e, quindi, più utilizzate rispetto alle attuali.
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Nodo Esodati
Attenzione: questo è un meccanismo per favorire nuove possibilità di raggiungere la pensione (forme di flessibilizzazione della pensione, come le ha chiamate Poletti) senza pesare eccessivamente sulle finanze pubbliche, ma non risolve il nodo Esodati, ovvero dei lavoratori che si sono trovati senza stipendio né pensione in seguito alla legge Fornero (perché usciti dal lavoro con ammortizzatori che avrebbero consentire l’agganciamento alla pensione, cosa non avvenuta per l’innalzamento dei requisiti per ritirarsi).
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Quando è stata approvata la riforma delle pensioni, «l’Italia rischiava la bancarotta» dichiara Poletti, ammettendo che però la legge «ha prodotto delle ingiustizie gravi» come quella relativa agli esodati. Il ministro ribadisce un concetto già anticipato nei giorni scorsi: «a partire da un lavoro avviato dal ministro Giovannini (il suo predecessore al Lavoro, n.d.r.) stiamo tentando di costruire una soluzione che riguardi tutti gli esodati perché continuare come negli ultimi anni con interventi di salvaguardia solo di gruppi di persone produce un effetto collaterale drammatico perchè gli altri si sentono ingiustamente esclusi.
Per realizzare uno scivolo verso la pensione le risorse necessarie sono tante e dobbiamo decidere dove metterle. Credo che abbiamo il dovere di postarle innanzitutto nei confronti di quelle persone che non hanno reddito, che hanno perso il lavoro e non sono arrivate alla pensione». Dunque, meccanismi di scivolo come quello sopra descritto anche a favore degli esodati, nuove salvaguardie che abbraccino l’intera paleta di chin è rimasto senza lavoro. Nei giorni scorsi Poletti aveva parlato anche di soluzioni per favorire il reinserimento nel mondo del lavoro di chi si è trovato esodato, attrvaerso forme di defiscalizzazione dei contratti.