Il Jobs Act diventa ufficiale mercoledì 12 marzo, con l’approvazione in CdM di un Ddl Lavoro che concentra sui lavoratori dipendenti i 10 miliardi di risorse disponibili per il taglio del cuneo fiscale:
- circa 7,5 miliardi per detrazioni IRPEF in busta paga;
- al massimo 3 miliardi in deduzioni IRAP per le imprese.
Lo ha annunciato lo stesso premier a “Che tempo che fa“: prioritariamente, gli aiuti andranno «alle famiglie che guadagnano meno di 1.500 euro al mese», con «qualche decina di euro in più al mese». Il disegno di legge approvato in CdM dovrà comunque intraprendere il cammino parlamentare, dove potrebbe subire modifiche. Le anticipazioni hanno sciolto i dubbi su quale dei due piatti (lavoratori / imprese) della bilancia il Governo avesse intenzione di propendere per ridurre il costo del lavoro. Le detrazioni sul reddito da lavoro dipendente consistono in circa 100 euro in più all’anno per chi guadagna fino a 25mila euro al mese: attualmente, invece, lo sconto in busta paga si concentra sui redditi fino a 15mila euro.
Imprese e sindacati
Gli altri tre miliardi andranno alla riduzione dell’IRAP per le imprese, rimaste sostanzialmente a bocca asciutta. Confcommercio ammette la delusione: «per aiutare il sistema economico nel suo complesso si devono usare necessariamente due leve»: riduzione RAP e vantaggi per i lavoratori, ma sotto forma di «aliquote IRPEF per dipendenti, lavoratori autonomi, pensionati e imprenditori» e non con l’aumento delle detrazioniSi segno opposto la Cgil, secondo cui per una vera diminuzione della pressione fiscale bisogna «operare sulle detrazioni, più che con interventi generici sull’IRPEF». Il sindacato, che si dichiara pronto alla mobilitazione, chiede «di destinare tutte le risorse previste per il taglio del cuneo fiscale al lavoro e non alle imprese in modo indiscriminato, non limitandosi a intervenire sull’IRPEF ma aumentando anche le detrazioni».
Copertura finanziaria
Da registrare un balletto di cifre: si è sempre parlato di un intervento da 10 miliardi mentre ora non si esclude che vi siano comprese le misure del precedente esecutivo (2,5 miliardi stanziati dalla Legge di Stabilità). In questo caso, la manovra Renzi varrebbe 7,5 miliardi. Renzi ha comunque assicurato che tutte le misure sono finanziate, anche attraverso un miglior utilizzo dei fondi europei.
Altre misure
Il provvedimento conterrà anche la riforma degli ammortizzatori sociali, con l’allargamento a categorie oggi non tutelate da strumenti di Welfare, e quella dei contratti, con l’introduzione del contratto unico a tutele crescenti. Su nessuno di questi due punti, però, ha fornito ulteriori indicazioni.
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In arrivo anche l’intervento da 2,5 miliardi per un piano di edilizia scolastica. Non è chiaro, invece, se sia effettivamente in dirittura d’arrivo anche l’altro provvedimento annunciato, ovvero il pagamento dei debiti della PA alle imprese: tema delicato, su cui sono accessi i fari dell’Europa preoccupata per il mancato rispetto italiano della direttiva sui tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione. Renzi ha annunciato lo sblocco definitivo di 60 miliardi che servirebbero a sanare l’intero debito della PA entro fine anno.