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Governo e sindacati: braccio di ferro sul Jobs Act

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 7 Marzo 2014
Aggiornato 6 Febbraio 2023 14:23

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Al via il dibattito tra Governo e parti sociali sul Jobs Act, che prevede misure su taglio del costo del lavoro, contratto unico, occupazione giovanile e ammortizzatori sociali: le posizioni di Cgil e Confindustria.

In attesa che il dossier sul Jobs Act sia presentato il 12 marzo – secondo la tabella di marcia – si accende il dibattito sulla imminente Riforma del Lavoro e sul primo pacchetto di misure in arrivo, assieme a quelle su Piano Casa ed Edilizia Scolastica. Un pacchetto che, spiega Matteo Renzi, servirà a «scatenare» politiche di crescita su tutto il territorio, a partire dall’esperienza dei Sindaci. Il mondo delle imprese è cautamente ottrimista, ma sullo sfondo si levano pungenti le preoccupazioni dei sindacati.

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Lavoro e cuneo fiscale

Tra le priorità del Jobs Act ci sono ovviamente occupazione e costo del lavoro, su cui sono hanno discusso Confindustria e Ministero del Lavoro: Squinzi e Poletti si sono incontrati per fare il punto sulle politiche del governo Renzi in materia di lavoro e fiscalità.L’obiettivo, confermato dal Ministro dello Sviluppo Economico Padoan, è di apportare tagli al cuneo fiscale e contributivo per 10 miliardi, a beneficio del prelievo fiscale sui lavoratori o della riduzione del costo del lavoro per le imprese, soluzione che potrebbe dare nuova sferzata alla nostra economia se si riuscisse a condizionare le agevolazioni a precisi impegni delle aziende a favore di una maggiore occupazione.

=> Lavoro: soluzioni a supporto del Jobs Act

Lo stanziamento dei fondi per ridurre il costo del lavoro è tuttavia ritenuto insufficiente da Susanna Camusso (Cgil): «sento il Governo continuare a parlare di aliquote IRPEF e non va bene, perché così si dà una risposta ai lavoratori e agli evasori contemporaneamente. La Cgil, invece, ritiene che si debba agire sulle detrazioni dei lavoratori dipendenti e dei pensionati». A Camusso risponde un prudente Ministro Poletti – il Governo non “ha ancora preso una decisione” definitiva – che ripropone l’ipotesi Padoan di evitare gli interventi a pioggia ma  concentrati, per ottenere risultati degni di questo nome.

Contratto unico

Ci sono poi le nuove regole in materia di lavoro con una riforma importante del tempo indeterminato, con l’introduzione del contratto unico a tutele crescenti, e l’ampliamento dell’ambito temporale della acausalità per i contratti a termine, dagli attuali 12 a 36 mesi (ovvero per tutta la durata in cui è consentito far ricorso ai contratti a tempo determinato), introducendo così maggiore flessibilità al mercato del lavoro.

=> Contratto Unico: come funziona

Giovani

Poletti ha inoltre spiegato che il Governo sta valutando se semplificare l’apprendistato o se questo tema vada affiancato al contratto a tutele crescenti, fermo restando l’obiettivo di semplificare l’accesso al lavoro. Per combattere la disoccupazione giovanile e più in particolare il fenomeno dei “neet” (giovani che non studiano, lavorano, né cercano lavoro), invece, è allo studio del Governo il Piano di Garanzia Giovani che dovrebbe offrire opportunità di ipiego o formazione entro 4 mesi dopo gli studi.

Ammortizzatori sociali

C’è infine il delicato tema degli ammortizzatori sociali, in questo ambito si parla di una nuova Aspi estesa anche ai lavoratori precari (NASPI) finanziata in parte con le risorse destinate alla cassa integrazione in deroga e in parte da nuove risorse pari a 1,8 miliardi.