La crisi ha avuto molteplici effetti sull’economia mondiale, a volte poco noti. Tra questi, sicuramente, l’incremento delle lavoro femminile nei contesti business, che negliStati Uniti ha addirittura superato la presenza di colleghi maschi in termini numerici.
Non solo forza lavoro generica, ma anche specializzata, soprattutto manager. Questo è lo scenario evidenziato dal magazine The Atlantic, che sottolinea tra l’altro un grado di maggiore istruzione, con tre donne laureate ogni due uomini.
Nonostante le difficoltà di rapporti e di reale applicazione delle pari opportunità, il genere femminile ha guadagnato nel tempo ruoli e tipologie di impiego precedentemente “inarrivabili”. Ne è un esempio il largo impiego delle donne nei settori Costruzioni, Automobile, Finanza e Hi-Tech.
Una maggiore predisposizione alla riflessione e alla comunicazione, dicono alcuni biologi, che ha consentito tra l’altro un’esplosione femminile anche in contesti territoriali particolarmente ostici come i paesi emergenti e l’Asia.
A dare il cattivo esempio sono tuttavia i mercati e le aziende più consolidate, come illustra lo studio Le Monde – Ernst&Young sulle 29 più grandi aziende del mondo.
Tra queste, tra cui le tricolori Generali, ENEL e FIAT, registrano nella maggioranza dei casi una percentuale di quadri e dirigenti donne inferiore al 20% ed una evoluzione della carriera che, unitamente alla retribuzione, viaggia ancora a velocità differenti rispetto alla controparte maschile.