Per competere sul mercato e contrastare la concorrenza combattendo la crisi le Pmi italiane chiedono più attenzione alle infrastrutture, ai servizi e alla formazione del capitale umano. Una ricetta anti-crisi, messa in luce da Unioncamere e dall’Istituto Tagliacarne nell’ambito del “Rapporto sulle Pmi e le economie locali“, presentato ieri alla 1a Assise degli amministratori camerali a Roma.
Basso, per non dire bassissimo il livello di gradimento dei servizi reali disponibili sul territorio da parte delle imprese: meno della metà delle Pmi ne è soddisfatta.
Solo il 56,8% dei servizi di Contabilità, il 55,4% della Distribuzione, il 51,5% dell’Informatica, il 39,3% del Personale e il 32,6% del Marketing.
Non va meglio sul fronte delle risorse umane: 152mila posti di lavoro rischiano di rimanere vacanti, a causa di candidati poco formati, andando a peggiorare i dati sulla disoccupazione che già prevedono un incremento nel 2010 di oltre 175mila unità.
Nel 53% dei casi manca un’adeguata formazione dei candidati, nel 47% vi è ridotta presenza dei lavoratori ricercati. Si rende quindi necessaria una politica di formazione e qualificazione continua che guardi alla scuola pensando all’impresa e integri pertanto i percorsi scolastici ed universitari con l’ambiente produttivo.
Sulla base di queste considerazioni il sistema camerale ha intenzione di attivare in collaborazione con le Province dei percorsi di alternanza scuola-lavoro che tengano conto dei fabbisogni professionali del territorio.
In evidenza, infine, le carenze del territorio nel rispondere alle esplicite richieste delle imprese, soprattutto in termini di infrastrutture, tanto al Sud quanto al Nord: nel Mezzogiorno si avverte il deficit maggiore di infrastrutture, ma al Nord la forte densità imprenditoriale e la più accentuata propensione all’internazionalizzazione delle imprese rende urgente un ulteriore potenziamento.