Nel corso degli ultimi cinque anni, compreso questo particolare biennio di crisi, il numero delle aziende ad alto fattore tecnologico ha subito un incremento che si avvicina al 100% nella Capitale. L’innovazione è stata infatti il traino dell’economia e dell’occupazione, riuscendo a mantenere in vita nonostante la crisi un notevole numero di Pmi.
Allo stesso tempo, tuttavia, le risorse manageriali presenti nelle aziende sono scese del 25% nel corso del 2009 e hanno continuato a perdere forza lavoro anche nel primo quadrimestre 2010.
La crisi non ha quindi risparmiato gli executive che, secondo il rapporto SRDAI (Unione degli Industriali e delle imprese di Roma), hanno registrato circa mille risoluzioni del rapporto di lavoro.
Da sola, l’ICT ha contribuito con quasi il 50% delle rinunce all’occupazione dirigenziale, seguito dai settori del Trasporto e Servizi (12%) e dell’Energia (12%).
A rinunciare ai dirigenti sono le Pmi, che scelgono di perdere qualche manager per ridurre le spese e i costi del personale. Una tendenza pericolosa – secondo il rapporto – in quanto esistono «strumenti, anche innovativi, per far sì che il costo per le imprese sia assolutamente sopportabile, specie se rapportato ai vantaggi» in termini di competitività sul territorio nazionale e internazionale.
Il messaggio è quello di investire in modo selettivo ma efficace, considerando i benefici che le figure manageriali possono portare all’azienda anche nel breve periodo, e non solo benefici direttamente economici ma anche di ricchezza generale e di occupazione.