Un’indagine indagine Ipsos per la Camera di commercio di Roma, presentata nei giorni scorsi, ha verificato il grado di attrattività dell’Italia per le aziende estere, rivelando la pessima considerazione che manager e imprenditori stranieri hanno di essa come mercato in cui operare: la percezione prevalente è che nel bel Paese vi sia troppa corruzione (52%) e burocrazia opprimente.
Fattori che dunque limitano gli investimenti da parte di aziende straniere, scoraggiate anche da interpretazioni soggettive delle regole e disorganizzazione.
Molta la anche diffidenza dal punto di vista aziendale: una realtà complessa in cui bisogna sapersi districare e in cui mancano i necessari aiuti per riuscire a farlo.
Questa è l’opinione diffusa tra i 209 alti dirigenti europei, americani e asiatici coinvolti nello studio. A rincarare la dose ci sono le dichiarazioni dei manager che hanno deciso di affrontare la sfida di un investimento in Italia: se per l’11% di coloro che guardano “dal di fuori” la corruzione rappresenta un fattore “molto negativo“, per chi in Italia c’è venuto la percentuale sale al 52%.
Non è migliore la percezione della flessibilità del mercato del lavoro, anch’esso considerato “molto negativo” per il 6% dei manager all’estero e per il 42% di quelli in Italia, stessa cosa per le infrastrutture (48% di chi è in Italia).
La poca organizzazione ed in particolare il non saper pianificare è una caratteristica propria del nostro Paese per quasi il 90% degli intervistati (6% di chi è fuori, il 38% di chi opera in Italia), con l’aggiunta di un 71% che lamenta anche una scarsa conoscenza dell’inglese.
A questo quadro, già ampiamente negativo, si aggiungono la non meritocrazia e il ritardo nel cambio generazionale. Una situazione che rischia anche di allontanare le realtà autoctone, oltre ad impedire alle imprese estere di venire in Italia. Sono ben 239 su 642 le multinazionali presenti in Europa che si guardano bene dall’aprire una filiale in Italia.
Sono solo due le multinazionali che guardano all’Italia in via preferenziale Poste Italiane e Primafin, ovviamente italiane. Guardando su più ampia scala, sono appena 393 su 1.015 (circa il 38,7%) le grandi aziende mondiali presenti in Italia e in particolar modo in Lombardia (376 sedi) e nel Lazio (149).
Commentando i risultati dell’indagine il presidente uscente dell’ente camerale romano, Andrea Mondello, ha dichiarato che per attrarre anche le altre 612 aziende straniere top c’è bisogno di “una grande strategia per il rilancio dell’attrattività dell’Italia, un programma di lungo termine, di portata nazionale, ma declinato in azioni concrete e coerenti con le tante specificità dei nostri territori”, sfruttando la scia di benevolenza che l’estero mostra nei confronti dell’Italia.