Hewlett-Packard ha annunciato l’avvio di un profondo piano di ristrutturazione aziendale che punta ad automatizzare e rendere così più efficienti i servizi dei suoi data center. Di conseguenza, nel corso dei prossimi anni saranno eliminati circa 9000 addetti ai centri di smistamento dati.
Trattasi di una dinamica che va manifestandosi con chiarezza: l’accentramento infrastrutturale su cui è basato il cloud permette non soltanto un taglio nei costi legati a hardware e software, ma anche un ridimensionamento del capitale umano impiegato sulle infrastrutture stesse. Disoccupazione e cloud computing, insomma, potrebbero andare di pari passo con tutti i problemi sociali che la cosa può comportare, ma con vantaggi potenziali innegabili tanto per la grande azienda quanto per le piccole e medie imprese.
Il piano di ristrutturazione Hewlett Packard, che aveva già visto una prima fase di attuazione nel 2006 inseguito all’acquisizione di EDS, prevede ora investimenti per circa 1 miliardo di dollari e dovrebbe vedere la sua completa concretizzazione entro il 2013. HP punta ad automatizzare i servizi dei suoi data center in modo da poter offrire servizi business sempre più efficienti. Inoltre, la compagnia intende investire parte delle risorse a disposizione per facilitare la migrazione delle applicazioni client verso le moderne infrastrutture.
A causa della sempre maggiore efficienza e automatizzazione, HP eliminerà quindi gradualmente nel corso dei prossimi anni circa 9.000 posti di lavoro tra addetti ai data center e amministratori di sistema, ovvero il 3% dell’intera sua forza lavoro della compagnia, che conta 304mila impiegati sparsi in tutto il mondo.
Una volta completata la ristrutturazione, HP prevede risparmi per 1 miliardo di dollari, 500-700 milioni dopo il pagamento delle tasse. Grazie ad un aumento delle risorse disponibili, 6.000 dei dipendenti licenziati potrebbero tuttavia essere riassunti con altre mansioni all’interno della compagnia.