In Italia la spesa pubblica per garantire le pensioni ai lavoratori è tra le più alte nell’area OCSE, nonostante per i precari ci sia un concreto rischio povertà. Nei prossimi anni l’ammontare della spesa pubblica per le pensioni non sarà più la più ingente, ma rimarrà lo stesso alta.
Spesa pensionistica Italia
Più in particolare la spesa per le pensioni in Italia calerà soprattutto in maniera percentuale rispetto al PIL. A rivelarlo sono le previsioni del rapporto OCSE sui sistemi pensionistici “Pension at a Glance 2013”. Così se nel 2010 la percentuale della spesa pensionistica sul PIL in Italia era del 15,4% (contro una media OCSE del 9,3%), nel 2050 il rapporto scenderà al 14,7%, (contro una previsione per la media OCSE dell’11,4%).
Reddito e povertà
In Italia c’è una sproporzione delle fonti di finanziamento delle persone anziane, i cui redditi pesano per il 72,5% sulla spesa pubblica (pensioni in primis) e per il 20,5% sono frutto di un lavoro, mentre la media OCSE è rispettivamente del 58,6% e del 23,9%. Per quanto riguarda il tasso di povertà degli anziani in Italia oggi si aggira intorno all’11% contro una media OCSE del 12,8%, in più oggi gli over 65 proprietari di casa sono in Italia l’81,2%, contro una media OCSE del 76,1%.
Età pensionabile
Questi dati, specifica il rapporto OCSE sono frutto dell’aumento dell’età pensionabile operato in Italia dalla Riforma delle Pensioni Fornero: questo «sarà un fattore determinante per la riduzione della spesa. L’elevatissimo costo del sistema è un’eredità del passato. Con la riforma del dicembre 2011, l’Italia ha realizzato un passo importante per garantire la sostenibilità finanziaria». In Italia l’età pensionabile è stata portata a 69 anni mentre nella maggior parte dei paesi OCSE si arriverà a 67 anni entro il 2050, in generale i Paesi hanno voluto legare l’età pensionabile alle aspettative di vita. Ma nel Bel Paese grazie ad uscite incentivate e prepensionamenti l’età pensionabile effettiva è in media di 61,1 anni per gli uomini e 60,5 anni per le donn, a differenza degli altri Paesi OCSE, dove le età di riferimento sono di 64,2 anni e 63,2 anni rispettivamente. Per l’OCSE in Italia sarebbe fondamentale allungare la vita lavorativa effettiva aumentando ulteriormente il tasso di partecipazione al mondo del lavoro degli ultra 55enni che nel nostro Paese è passata negli ultimi anni dal 27,7% del 2000 al 40,4% del 2012, contro una media OCSE del 55,6%.
Precari, contributi e salari
Le pensioni del futuro, ormai è cosa nota, saranno ben più leggere delle attuali (calcola la pensione), a serio rischio di povertà ci sono i precari, ma questo in buona parte dei Paesi considerati non solo in Italia. L’unico modo per compensare le riduzioni è lavorare più a lungo, «ma in generale, ogni anno di contributi produce benefici inferiori rispetto al periodo precedente tali riforme», spiega il rapporto OCSE, nonostante «la maggior parte dei Paesi abbia protetto dai tagli i redditi più bassi».
In particolare l’Italia offre una maggiore protezione dalla povertà in età pensionistica, garantendo ai lavoratori che hanno un reddito previdenziale al di sotto del 50% medio, un tasso di copertura previdenziale del 71%, a differenza della media OCSE ferma al 54%. C’è però da dire che i salari dei lavoratori italiani sono ben al di sotto della media OCSE: nel 2012 in media i lavoratori percepivano 38.100 dollari (28.900 euro) contro la media di 42.700 dollari. Per maggiori informazioni consulta il report “Pension at a Glance 2013”.