L’Economic Outlook dell’OCSE dichiara ufficialmente concluso il periodo di recessione. I dati decretano la fine della crisi globale, compresa quella in Italia (Icrescita 2010 +1,1%, dove però la ripresa sarà lenta: non prima del 2011 (+1,5%) e con un ritmo meno sostenuto che nel resto di Eurolandia (1,2% e 1,8%).
Anche i dati ISTAT di inizio 2010 confermano la ripresa italiana: Export, Industria e PIL dovrebbero presto tornare a crescere rispetto agli attuali drammatici indici.
L’Export ha vissuto un biennio drammatico, con cali fino al 20%. L’industria, soprattutto quella manufatturiera ha subito crolli fino al 30%. Penalizzati anche i settori Servizi, Commercio e Turismo, con le più gravi ricadute sulle Pmi, in particolare quele con meno di dieci addetti del commercio al dettaglio.
Il PIL italiano si mostra in crollo costante dal 2001: nel 2008-2009 ha subito il calo maggiore di tutta l’Europa (6,3%): il doppio della media UE.
Un 2009 da dimenticare dunque, soprattutto alla luce dei primi dati del primo trimestre 2010 in leggera ripresa. Ma resta il problema del Lavoro: il mercato è ancora in crisi, le giovani professionalità rstano inoccupate o precari e non si placa il fenomeno degli “inattivi“: ingiustamente definiti bamboccioni, sono vittime di un sistema che li penalizza e li estromette loro malgrado dalle dinamiche produttive.
Alla presentazione del Rapporto ISTAT 2009 si è fatto il punto della situazione, non senza un certo ottimismo.
Ressa dunque forte la cautela, considerato anche che il potere d’acquisto dei cittadini è tornato sotto i livelli del 2000, che le piccole imprese continuano a dover fronteggiare forti contrazioni di fatturato e di presenza sul territorio, e che i mercati finanziari e valutari presentano ancora forti rischi di instabilità.