A incidere sull’assunzione di giovani sono un buon colloquio e un CV che vanta esperenze formative all’estero, mentre è considerato un forte deterrente la carenza di preparazione tecnica: almeno quando si risponde all’annuncio di una media impresa guidata da un Cavaliere del Lavoro. E’ quanto emerso dall’indagine Censis «Idee e proposte per la competitività del sistema-Italia», che fotografa il rapporto fra giovani e lavoro.
Profili cercati
Lo studio esamina realtà di eccellenza nell’ambito della media impresa guidata da un Cavaliere del Lavoro: tra queste, la professionalità dei giovani è ben rappresentata: 1/3 degli occupati ha meno di 35 anni e nel 60% dei casi è subito coinvolto in progetti importanti.Come si entra in queste aziende? Le esperienze all’estero garantiscono scioltezza in una lingua straniera e capacità di rapportarsi a livello internazionale, soprattutto ogi che i progetti di internazionalizzazione sono così protagonisti dei piani aziendali. Non a caso il 65,5% degli imprenditori attribuisce maggiori capacità pratiche ai giovani stranieri, più frequentemente disponibili a eventuali trasferimenti e nell’82,4% vengono considerati più flessibili e adattabili. Meno determinanti il titolo di studio (molto importante solo per il 23,4% degli intervistati) il voto di laurea (16%) ed il prestigio della scuola/università frequentata. I deficit nella preparazione tecnica è un problema per il 32,3% dei datori di lavoro, ma un percorso di laurea quinquennale in genere assicura sulle competenze adeguate (il giudizio negativo in questo caso scende al 17,5%). Altri punti critici: eccessive aspettative economiche (35,3%) e difficoltà a sopportare carichi di lavoro elevati (25,6%).
Formazione finanziata
La maggioranza delle imprese analizzate prevede programmi interni per favorire percorsi formativi e di crescita: l’82,6% organizza stage e tirocini con scuole e atenei, il 24,4% finanzia master e corsi di specializzazione, il 20% ha una propria struttura dedicata alla formazione dei giovani che entrano in azienda, l’86,3%, prevede programmi interni di affiancamento e tutorship, la metà finanzia la formazione continua esterna (es.: master) e il 46,7% un’esperienza all’estero nelle proprie strutture aziendali. E non mancano programmi interni di formazione manageriale (44,8%) con giornate di confronto con il top management (40,9%).
Norme e incentivi
Il 22,9% dei Cavalieri del Lavoro ritiene positivi gli effetti della Riforma del Lavoro Fornero ma insistono sulla necessità di abbassare il costo del lavoro e incentivare l’assunzione di giovani, per fare fronte all’emergenza occupazionale. Il presidente della Federazionale Nazionale dei Cavalieri del lavoro, Benito Benedini, insiste inoltre sulla esigenza prioritaria di «avere un Paese stabile politicamente, capace di valorizzare le sue eccellenze» e fra gli interventi auspicati inserisce anche il rilancio degli investimenti in ricerca e sviluppo.