L’Italia è il paese economicamente meno libero d’Europa, con 35/100 punti contro la media europea di 57 e ben lontano dai 64 dell’Irlanda, il paese più libero. A lanciare l’allarme è una ricerca sulla “libertà di intrapresa in Europa” condotta dall’Istituto Bruno Leoni per conto del Centro Studi Confindustria.
Le pessime condizioni della nostra economia sono frutto di vincoli e pressione fiscale, oltre alla spesa pubblica.
L’indice della libertà di intrapresa ha misurato gli spazi di libera iniziativa nei diversi paesi del continente europeo, confrontandone l’attrattività delle diverse economie. Sono stati analizzati tassazione, spesa pubblica, regolamentazione, qualità delle norme e legislazione lavoristica.
L’obiettivo è capire in che misura il sistema regolamentare favorisce, oppure ostacola, la produzione di ricchezza, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro.
I punti conquistati dall’Italia in quanto a libertà dal fisco sono 31; nella libertà dallo Stato 42 (comunque meglio di Francia, Grecia, Ungheria e Portogallo); nella libertà d’impresa 37 (fa peggio solo la Grecia); nella libertà dalla regolamentazione 18, posizionandosi all’ultimo posto.
Lo studio di Confindustria rincara la dose rivelando come dal 2000 al 2009, il tasso di crescita italiano è stato sempre inferiore a quello medio della Ue-27 di circa un punto: 0,6% per l’Italia contro un tasso di crescita medio dell’1,6% dell’Europa.
Questa situazione sarà a centro del Forum previsto per venerdì e sabato a Parma, alla presenza di oltre 5 mila politici, banchieri centrali e imprenditori.