In Italia non c’è solo il problema della disoccupazione: a patire sono anche coloro che un lavoro ce l’hanno, soprattutto quando ne va di mezzo la salute. Parliamo dello stress da lavoro, di cui soffrono in 40 milioni (22%) nella UE e in 4 milioni in Italia. Lo rivelano i dati emersi nel corso della conferenza dell’Istituto Superiore Prevenzione e Sicurezza Lavoro (ISPESL), European Academy of Occupation Health Psycology, organizzata in collaborazione con l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro.
Disagio difficile anche da misurare, lo stress-lavoro correlato è spesso legato ai nuovi contratti flessibili-precari (che portano a uno squilibrio tra impegni imposti e capacità di affrontarli) e al modo in cui sono gestite le risorse umane negli ambienti lavorativi.
Ecco i livelli di stress da lavoro in Italia: dei 4 milioni di lavoratori affetti dalla patologia, molti sono precari/flessibili e over45, ma anche le categorie tradizionali non sono immuni da questo male.
Le cause? Quantità di lavoro inadeguata rispetto alle ore di servizio, retribuzione non commisurata alla prestazione, indifferenza e mancato sostegno dei superiori.
Lo stress da lavoro rappresenta il secondo problema sanitario in Europa e comporta un costo di oltre 20 milioni di euro. Basti considerare che le giornate perse per malattia, quantificabili tra il 50%-60%.
Rincara la dose lo studio dello European Heart Journal, attribuendo al disturbo depressivo collegato allo stress le ricadute negative sull’economia, che causano una perdita di 44 miliardi di euro a causa dei trattamenti sanitari necessari, e di ulteriori 77 miliardi di euro stimati in termini di calo di produttività.