Parti sociali convinte a metà del Pacchetto Lavoro e del rinvio dell’aumento IVA: i sindacati chiedono riforme fiscali che riducano le tasse su lavoratori e pensionati; le imprese che ci si focalizzi su costo del lavoro da tagliare e abolizione IVA al 22%. Soprattutto alla luce dei rincari sugli acconti fiscali imposti a persone fisiche e società per compensare il congelamento IVA di tre mesi:
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Confindustria
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, oltre a insistere sul taglio del cuneo fiscale, auspica l’inserimento – almeno nel secondo Pacchetto Lavoro – degli annunciati contratti flessibili in vista di Expo 2015 (spariti dal Dl Lavoro appena approvato): sì ad un rinvio ma non ad un accantonamento della misura, perché «l’Expo 2015 sarà la prima vera grande occasione per cogliere i segnali di ripresa e occorre farsi trovare preparati».
Il Centro Studi di Viale Astronomia è poi cauto sulle stime di ripresa previste dal Governo per il terzo trimestre 2013: non se ne parlerà prima del quarto, con PIL stimato al ribasso a -1,9% (da -1,1%) e solo dal 2014 un lento ritorno alla crescita con un miglioramento sul fronte dei consumi. Ma la disoccuapzione continerà a salire (12,2% nel 2013; 12,6% nel 2014): dall’ultimo trimestre 2007 al primo 2013 hanno perso il lavoro 700mila persone, di cui quasi la metà nell’ultimo anno, e la cifra aumenterà a 817mila a fine 2014.
=>Decreto Lavoro e assunzioni: le misure punto per punto
Rete Imprese Italia
Il presidente Carlo Sangalli definisce lo slittamento dell’aumento IVA al 22% «un segnale che va nella giusta direzione» ma insiste: evitare del tutto l’aumento resta «la priorità perché, in una situazione in cui il perdurare della crisi ha portato famiglie e imprese allo stremo, un eventuale aumento di questa imposta avrebbe ulteriori, gravi effetti recessivi su occupazione, crescita e consumi».
Sindacati
Sul fronte sindacale, la segretaria della Cgil Susanna Camusso ritiene che i segnali siano ancora «troppo deboli» , auspicando piuttosto di affrontare «la redistribuzione del reddito con una riforma del Fisco», di «abbassare le tasse ai lavoratori e pensionati e calibrarle in modo progressivo».
Sulla stessa linea Raffaele Bonanni, segretario della Cisl: ora «occorre abbassare le tasse a lavoratori e pensionati per fare ripartire i consumi e sostenere la domanda interna per riassorbire i cassintegrati ed i disoccupati». «Serve più coraggio, soprattutto nella direzione di una redistribuzione del carico fiscale a favore di famiglie e imprese». Per quanto riguarda Expo 2015, insiste sul valorizzare «la contrattazione collettiva» prevedendo «un accordo nazionale per favorire le opportunità di nuova occupazione» collegate all’evento.
Per la Uil critiche sulle (poche) misure per over 50: si potevano utilizzare risorse derivanti da una profonda ristrutturazione dei fondi UE. Comunque, per il segretario confederale Guglielmo Loy «questo Decreto costituisce un primo passo ma da solo non basta. Occorrono misure strutturali per ridurre il carico fiscale sui redditi fissi: questa scelta aiuterebbe a rimettere in moto il Paese e a promuovere buona occupazione».
Altre reazioni
Interessanti alcuni spunti critici che arrivano dagli economisti e dall’interno del mercato del lavoro.
L’economista Tito Boeri ritiene il Pacchetto Lavoro al di sotto delle attese», perché punta troppo sul contratto di apprendistato «che non funziona», invece di «creare un nuovo percorso con un contratto a tutele progressive».
Stefano Colli Lanzi, Ceo di Gi Group critica le disposizioni sui contratti a termine: «tale tipologia di accordo, reiterata più e più volte, precarizza le persone e non incentiva il buon andamento del mercato del lavoro» mentre andrebbe privilegiato un modello di flexsecurity (approfondisci qui) puntando, ad esempio, sul «sistema delle Agenzie per il Lavoro che, da un lato, garantiscono maggiore sicurezza al lavoratore, dall’altro offrono flessibilità alle aziende».
Infine segnaliamo le proteste dell’Anafe (Associazione nazionale fumo elettronico): il presidente Massimiliano Mancini definisce «un’assurdità» l’aumento della tassazione sulle sigarette elettroniche (approfondisci il business delle e-cig): la misura può provocare «la chiusura del 60-70% dei punti vendita entro 90 giorni, con una perdita di 3mila posti di lavoro» almeno.