Il Vecchio Continente diventa sempre più… vecchio: anche i dipendenti delle aziende, che meno sono giovani di età e più richiedono investimenti indiretti da parte delle imprese.
Il punto è che in Europa i giovani – 15/20enni (28,6 milioni, dei quali 2/3 in cerca di lavoro o formazione) – sono meno numerosi degli over-60 (28,8 milioni), con ricadute negative sul mercato del lavoro. Questo lo scenario dipinto dallo studio It’s down to the “oldies’ now elaborato dalla compagnia d’assicurazioni Allianz.
Il numero di chi si avvicina o entra in pensionamento sarà superiore di 200mila unità rispetto alle risorse disponibili per il mercato del lavoro di giovane età.
Secondo le previsioni, nel 2030 il divario raggiungerà la quota record di 8,3 milioni con dirette ripercussioni sulle prospettive occupazionali dei giovani e sulla permanenza al lavoro degli anziani e delle donne.
In realtà il fenomeno che vede uno sbilanciamento tra persone che escono dalla scuola e coloro che entrano in pensionamento, coinvolge anche altri paesi del G20, come Russia, Canada, Corea del Sud e Cina. In Giappone il gap tra anziani e giovani ha già raggiunto i 10 milioni di persone e negli USA le cose non vanno molto meglio.
Tra le soluzioni proposte l’allungamento dell’età pensionabile, scelta da Svezia, Giappone, Svizzera e USA perchè crea poche difficoltà ai Governi.
Per le aziende non è però la soluzione ideale, poichè le costringe a modificare l’organizzazione del lavoro, migliorare il livello di benessere e di cura della salute dei dipendenti, aumentare la conciliazione tra lavoro e tempo libero. Sarebbe necessario quindi avere il consenso delle parti sociali e tenere conto delle diverse attività passate e dello stato di salute dei lavoratori.
Gli Usa ed il Canada hanno anche adottato la strategia di migliorare l’attrattività e l’integrazione degli immigrati, selezionandoli sulla base della qualificazione professionale. Il problema diventa però gestire gli aspetti pratici dell’accoglienza e controllare i flussi migratori indesiderati.
In ultimo è possibile migliorare il tasso di natalità, strategia sicuramente non semplice perchè relativa a decisioni interne alle famiglie, che andrebbe anche incentivata con un’appropriata assistenza alle madri e con asili nido, assegni familiari, redditi minimo garantito, scuola e così via.