Contributi silenti: anche senza chiedere la restituzione all’INPS sarò possibile sfruttarli per la pensione. Parliamo dei lavoratori “quindicenni”: il Governo ha fatto dietrofront sui contributi silenti: chi ha totalizzato 15 anni di contributi versati entro il 1992 potrà andare in pensione. Il Ministero del Lavoro fa sapere che i quindicenni potranno «accedere alla pensione di vecchiaia con i requisiti contributivi di 15 anni previsti dalla cosiddetta “riforma Amato” del 1992».
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Il ministro del Welfare Elsa Fornero ha dato il proprio “via libera” ad una nuova circolare INPS che spiegherà la corretta interpretazione della norma che tutela il diritto alla pensione di alcune decine di migliaia di contribuenti silenti. La nuova Circolare sostituisce la circolare emanata subito dopo la riforma delle pensioni, nella quale si imponeva a chi avesse versato contributi silenti di arrivare a 20 anni di contributi (volontari) per poter accedere alla pensione. Diversamente, non era previsto il rimborso.
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A versare i cosiddetti contributi silenti sono state decine di migliaia (65mila secondo il Ministero) di precari e parasubordinati, soprattutto donne che, come spiega la Cisl, «tra gli anni ’70 e ’80 hanno lasciato il lavoro sulla base di precise disposizioni pensionistiche e contributive: non si poteva oggi negare a ognuna di esse il diritto di venir ripagate in base a quanto versato».
Questi lavoratori hanno avuto una vita lavorativa discontinua (ad esempio addetti a servizi domestici e familiari, lavoratori agricoli o dello spettacolo), usciti dal mercato del lavoro prima del ’92 con il diritto di fruire della pensione di vecchiaia minima, una volta raggiunto il requisito anagrafico.
Diritto fino a oggi negato dopo l’interpretazione INPS della Riforma Fornero del marzo 2012.
Nei prossimi giorni, dunque, dovranno essere emanate le disposizioni operative per mandare in pensione questi primi contribuenti.