Nel periodo 2000-2005, il salario dei lavoratori dell’industria e dei servizi nel nostro Paese è cresciuto del 13,7%, rispetto al 18% registrato dal salario comunitario. Solo Germania e Svezia hanno segnalato una crescita inferiore, anche se gli stipendi sono molto più alti rispetto a quelli italiani.
È questo il quadro delineato da Eurispes, l’Istituto di studi politici, economici e sociali. Dallo studio, reso noto ieri e riguardante il livello retributivo dei paesi europei, emerge che Gran Bretagna, Norvegia, Olanda e Finlandia sono i paesi che maggiormente hanno visto accrescere la propria busta paga (di oltre il 20%).
Se si considera il costo medio in euro per ora di lavoro, l’Italia si colloca in bassa posizione seguita soltanto dalla Spagna, dalla Grecia e dal Portogallo, mentre Danimarca e Svezia fanno registrare i valori massimi.
In Italia, inoltre, il cuneo fiscale, ossia la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dall’impresa e la retribuzione netta a disposizione del lavoratore, risulta essere particolarmente gravoso. Il valore relativo al cuneo fiscale, registrato nell’anno 2004, varia a seconda del paese: si passa dal 51% della Germania al 22,3% dell’Irlanda, mentre per l’Italia si ferma al 45,8%. In questo caso, dunque, il nostro Paese non è l’ultimo della classifica, ma risulta comunque essere in una posizione svantaggiata se si considera il fatto che il salario presente in busta paga è uno dei peggiori in Europa.
Se si sottrae il cuneo fiscale dal costo del lavoro si ottiene il reddito salariale netto del lavoratore dipendente del settore privato nei diversi paesi europei. L’Italia, nel 2006, si colloca in penultima posizione, superiore soltanto al Portogallo, con la Gran Bretagna e l’Olanda che occupano i primi due posti in classifica.
Anche l’inflazione ha contribuito a peggiorare la situazione: infatti, negli ultimi quattro anni ha avuto un andamento superiore rispetto alla crescita dei salari lordi. Considerando, infine, i salari degli uomini e delle donne nei diversi paesi europei (nell’anno 2002), l’Italia si colloca in quarta posizione, con una retribuzione femminile in media pari all’80% di quella maschile.