Innovare per crescere e per competere, sono concetti che si sentono ripetere spesso, soprattutto in questi tempi di crisi. Ma a che punto siamo in Italia? Ha cercato di rispondere la redazione di Spazio Impresa attraverso un’indagine approfondita sulla capacità innovativa del sistema Italia, corredata da due case history: Smoov ASRL e Farman.
Un elemento, quello dell’innovazione, che comprende molteplici ambiti su cui bisogna soffermarsi per individuarne opportunità di sviluppo e vantaggi sul medio-lungo termine.
Alla base di questo processo ci devono però essere “risorse umane dotate di competenze di qualità” che, allo stato attuale, nelle Pmi italiane purtroppo ancora non c’è.
Secondo il rapporto, Oltre alle carenze formative e di skills, mancano i fondi pubblici per progetti imprenditoriali più validi, come spinta alla qualificazione.
Dal 1990 in Italia gli investimenti in Ricerca e Sviluppo non sono cresciuti molto. Dal 2003 l’incremento è stato di +3,99% e nel 2006 è stato investito in R&S l’1,15% del Pil italiano, mentre il 70,7% degli investimenti privati è stato effettuato da imprese con oltre 500 addetti, e solo il 22,3% da Pmi.
Il 75% della spesa nazionale arriva dal Nord Italia più Toscana, Emilia Romagna e Lazio, e con il Piemonte in prima linea (1,80% del Pil).
Per quanto riguarda i settori, il 24,4% degli investimenti và alla fabbricazione di autoveicoli e altri mezzi di trasporto, il 10% per la produzione di apparecchi meccanici, il 9,8% per la componentistica elettronica, l’8,8% per l’industria farmaceutica, il 5,6% per il Commercio e il 5,4% per l’industria chimica.
Buona invece la familiarità delle imprese con Internet, con il 96,2% del totale dotato di computer nel 2007 e il 35% degli addetti che utilizza quotidianamente una postazione dotata di connessione Internet.
Sempre nel 2007 erano il 22,6% le imprese che usavano gli strumenti informatici per la gestione degli ordini dei clienti (Customer Relationship Management), mentre il 55% ha utilizzano internet per effettuare analisi di mercato, contro una media europea del 48,3%.
In crescita del +21% l’attività brevettuale italiane, passando da 10,8 brevetti italiani depositati per milione di abitanti tra il 2001 ed il 2006 presentati contestualmente presso l’ufficio brevetti europeo (EPO), statunitense (USPTO) e giapponese (JPO).
In Italia primeggia, l’Emilia Romagna con 146 brevetti per milione di abitanti nel 2005, seguita da Lombardia (113), Veneto (105), Piemonte e Trentino – Alto Adige (entrambe a quota 104).
Il 12% del fatturato delle Pmi, nel 2005, derivava dall’immissione sul mercato di prodotti o servizi innovativi.